Biotestamento: parla Mina Welby

Ghigliottina
Adalgisa Marrocco

Il ddl sul testamento biologico torna in aula e il dibattito si riapre.
L’iter parlamentare del ddl Calabrò sul testamento biologico riprende dopo una lunga battuta d’arresto di circa due anni. Ad annunciarlo è stato Silvio Berlusconi,chiedendo “impegno e partecipazione” agli esponenti del PdL.

Il percorso non sarà però immediato: infatti la Conferenza dei Capigruppo di Montecitorio, su richiesta dello stesso partito del Premier, ha stabilito lo slittamento del dibattito al 18 maggio 2011.

Le problematiche riguardanti la necessità di una normativa sulle dichiarazioni di trattamento anticipate si protraggono ormai da decenni. Era infatti solo il 1984 quando Loris Fortuna(autore della legge sul divorzio del 1970) presentò il primissimo progetto legislativo volto a disciplinare l’interruzione delle terapie ai malati terminali. Da allora numerose altre proposte sono state avanzate al Parlamento, ma sta di fatto che tutt’oggi in Italia non esiste ancora una regolamentazione specifica sul biotestamento.

Durante gli anni diverse vicende di pazienti incurabili hanno catturato l’attenzione dell’opinione pubblica. Il primo caso eclatante fu quello di Elena Moroni, 46enne monzese ridotta in coma irreversibile a cui il marito decise di staccare la spina il 21 giugno 1998, andando poi in contro ad una terribile controversia giudiziaria.
All’episodio della Moroni sono seguiti i più celebri casi di Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli ed Eluana Englaro.

Noi di “Ghigliottina” abbiamo voluto ascoltare la voce di una persona che ha vissuto sulla propria pelle il danno causato dalla mancanza di una legge sulle DAT. Si tratta di Mina Welby, moglie di Piergiorgio ed esponente attiva dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di cura e di ricerca scientifica.

– In questi giorni il ddl Calabrò sul testamento biologico è tornato agli onori della cronaca, ma si ha l’impressione che l’opinione pubblica non sia abbastanza aggiornata sul suo contenuto. Lei cosa sente di dirci a riguardo?

Questo disegno di legge è stato lasciato nel sonno per 20 mesi, quindi ci sono persone che non se ne ricordano quasi più, ma c’è altrettanta gente che ogni giorno si reca nei registri comunali aperti per rilasciare il proprio testamento biologico. Anche il X ed XI Municipio di Roma si sono impegnati in tal senso e ogni mercoledì raccolgono le dichiarazioni anticipate sui trattamenti sanitari.

– Ha la sensazione che i cittadini dovrebbero essere informati in maniera più precisa per quanto concerne tali questioni?
Assolutamente sì. Le reti nazionali dovrebbero aiutarci ad informare i cittadini, poiché molto spesso ad interpellarci sono solo le tv private che non possono essere ascoltate da tutti. Servirebbe una rubrica fissa dove questi argomenti vengano trattati con costanza, perché ormai essi non possono essere più ritenuti temi di esclusivo interesse etico, ma devono essere considerati temi sociali di grande importanza pubblica.

Recentemente Lei e Carlo Troilo avete inviato una lettera al Pd sulla questione biotestamento, è un tentativo per esortare l’opposizione ad uscire da questa fase di stallo e ad assumere una posizione netta rispetto al disegno di legge?

Certo. Per il ddl Calabrò è già stata richiesta la pregiudiziale di incostituzionalità che è però stata bocciata in maniera quasi clamorosa, con il risultato di 307 a 225. Molti componenti del Pd non hanno votato per la pregiudiziale, quindi si deduce che non siamo stati ascoltati. Il Pd, piuttosto che salvaguardare i bisogni dei cittadini, ha voluto imporre una propria morale e non penso che sia stata questa la scelta giusta. Credo che l’opposizione si sia anche sentita sopraffatta dalla lettera che Berlusconi ha inviato al PdL, agendo in maniera diversa avrebbe invece dimostrato agli italiani di essere dalla loro parte.

Quindi chiede maggior compatezza da parte dell’opposizione?

Assolutamente sì. In più sono sicura del fatto che anche nel PdL ci siano persone che sostengono le nostre posizioni e che pensano questa legge non sia giusta. Si tratta di una proposta anticostituzionale che va contro la libertà dei cittadini e di conseguenza contro la libertà degli stessi parlamentari. Anche loro sono cittadini come tutti noi, quindi gli chiederei di pensare in coscienza al fatto che gli italiani hanno bisogno di una buona normativa, diversa da questa che contiene invece mille contraddizioni.

La mancanza di una legge specifica che possa regolamentare il biotestamento favorisce l’insorgere di fenomeni preoccupanti come quello dell’eutanasia clandestina, cosa può dirci in merito?

Noi dell’Associazione Luca Coscioni chiediamo al Parlamento di indire un’inchiesta sull’eutanasia clandestina per conoscere come muoiono gli italiani nelle loro case e negli ospedali. Ci sono medici che desistono dal proseguire le terapie sul paziente quando capiscono che non c’è più nulla da fare, tante volte lo fanno su richiesta dei famigliari del malato, altre su richiesta del malato stesso. Ogni qual volta si verifica un episodio del genere questi medici rischiano di essere denunciati ed anche per questo c’è bisogno di una legge semplice, una legge incentrata sulle disposizioni del singolo e le modalità attraverso le quali vuole essere curato quando non sarà più capace, sul rapporto medico-paziente e medico-fiduciario. É incredibile che il cittadino non possa sottrarsi a determinati trattamenti, siamo l’unico paese al mondo dove la nutrizione e l’idratazione artificiale vengono considerate semplici sostegni vitali e, in quanto tali, non possono essere rifiutate.

Durante questi giorni l’Associazione Luca Coscioni si è impegnata per far sentire la propria voce nel dibattito sul testamento biologico, prevedete altre mobilitazioni?

Certo. Il 18 maggio in mattinata e il 19 maggio nel pomeriggio saremo a piazza Montecitorio con uno stand per raccogliere firme a favore della petizione per l’indagine conoscitiva sull’eutanasia clandestina. Forniremo informazioni su questi temi a chiunque desideri riceverne, poiché vere informazioni in tv non se ne danno)