Biotestamento, nel dibattito entrano i “popolari” europei

Che succede se anche alla Camera  passa il disegno di legge Calabrò  sul fine vita? La domanda torna  d’attualità alla vigilia dell’adozione  del testo base per la discussione generale.  Il relatore Domenico Di Virgilio  deciderà quale presentare all’aula  alla fine della prossima settimana  o più probabilmente martedì  27, come ha annunciato lui stesso al  termine delle audizioni in commissione  Affari sociali. Le consultazioni  sono state «quasi una fotocopia di  quelle del Senato», spiega il deputato  del Pdl Benedetto Della Vedova, e anche  il testo base rischia di essere lo  stesso di Palazzo Madama. Ma quale  scenario si delineerebbe in questo caso?  La discussione precedente non lascia  dubbi: uno scontro frontale tra  schieramenti e all`interno degli stessi  schieramenti. Un recente seminario  su "Bioetica e bipolitica" della  fondazione Farefuturo con la tedesca  Adenauer, che fa riferimento alla  Cdu di Angela Merkel, però aggiunge  un altro elemento di valutazione:  sulla materia del fine vita l’Italia si allontanerebbe  a dismisura dal resto  d`Europa e il Pdl dalla famiglia dei  Popolari europei.  Il disegno di legge Calabrò, infatti,  è un testo prescrittívo nel senso della  «non autodeterminazione»: considera  la Dat del paziente, la Dichiarazione anticipata di trattamento, non vincolante  e non inserisce idratazione e  alimentazione tra le terapie che possono  essere sospese. Chi chiede che la  legge italiana faccia l’opposto, che riconosca  cioè alla decisione del paziente  piena dignità e priorità sulle  altre valutazioni, da noi viene bollato  come portatore di una posizione «laicista»,  «minoritaria», «contraria alla  nostra civiltà giuridica». In realtà,  proprio questo orientamento non solo  non è isolato, ma è quello adottato  dai Popolari europei e, in Paesi come  Germania, Francia, Gran Bretagna,  è già stato tradotto in norma.  L’esempio più recente è la legge tedesca  approvata a giugno dalla Cdu  di Angela Merkel. Il testo è stato al  centro di un confronto a porte chiuse  tra Farefuturo e la Adenauer, che ha  portato alla stesura di un documento  congiunto reso pubblico ieri. Il testo  conferma che certe posizioni italiane  non solo sono lo specchio dell’orientamento  europeo, ma possono essere  condivise trasversalmente da tutte le  culture politiche, a partire da quelle  di centrodestra o di estrazione cattolica.  La Cdu è partito di centrodestra;  al tavolo tra Farefuturo e Adenauer  c’erano anche un teologo e un professore  di un’università cattolica. Le  conclusioni della discussione non sono  state diverse da quelle del fronte  italiano additato come "laicista":  «Opposizione a qualsiasi forma di eutanasia  attiva e a ogni forma di accanimento  terapeutico» ; «Libertà in capo  a ogni individuo sui trattamenti  sanitari cui essere o non essere sottoposto»:  «La Dat deve considerarsi un  elemento imprescindibile e vincolante  per il personale sanitario incaricato  delle cure del paziente in stato vegetativo»;  «Benché alimentazione e  idratazione risultino oggi annoverati  fra i trattamenti di base a cui il paziente  in stato vegetativo può/deve  sottoporsi è da riconoscere alla sfera  di autodeterminazione la possibilità   dì non fruirne quando risultino possibili  solo attraverso l’assunzione di  medicinale>.  Ora che la discussione si riapre anche  in sede parlamentare bisognerà  capire se queste posizioni riusciranno  a guadagnare terreno e se la Camera  sarà in grado di dare al Paese  un orientamento più coerente con le  tendenze europee. Della Vedova si  augura che già nella presentazione  del testo base «possano esserci delle  sorprese e che possa essere adottato  un testo più equilibrato del ddl Calabrò».  La partita finale comunque si  combatterà in aula e non in commissione,  quindi se anche il testo base  dovesse essere il Calabrò la discussione  non sarà chiusa. Il vero problema,  però, saranno le condizioni in cui  si svolgerà: probabilmente ancora  sulle barricate. «Ma se arriviamo a  un testo contrastato, massimalista  nel senso della non autodeterminazione  – sottolinea Della Vedova – ci ritroviamo  con una legge che, ammesso  che passi, sarà fragilissima anche  dal punto di vista giuridico». «L’approvazione  di un testo rigido sulla  scia di quello già approvato al Senato  – prosegue il deputato del Pdl – sarebbe  di una vittoria di Pirro: i paletti  sull’idratazione e l’alimentazione e  la Dat non vincolante verrebbero rimossi  dalla Corte costituzionale.  Dunque a chi gioverebbe questa operazione?  Al Pdl? Io – commenta – dico  di no».  Che fare allora? Una risposta possibile  è nella soft law, una legge che  «ribadisce alcuni paletti esterni come  il no all’eutanasia e all’accanimento  terapeutico e che poi – spiega ancora  Della Vedova – per quel che riguarda  la decisione sui pazienti incoscienti  rimandi alle valutazioni caso per caso,  affidando la scelta ai medici e ai  familiari o al fiduciaro».  «La soft law – chiarisce Della Vedova  – è un richiamo al disarmo bilaterale,  è un punto di mediazione per  evitare lo scontro su un testo che, tra  l’altro, è lontano dalle altre leggi europee,  dove la normativa è sì prescrittiva,  ma – conclude – nella direzione  dell’autodeterminazione, opposta  a quella che abbiamo preso noi».   

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