Biotestamento, il Cavaliere pronto allo scambio ma ci sono crepe nel Pdl

Natalia Lombardo

testamento biologicoSilvio Berlusconi parla di «rapporti eccellenti con la Chiesa» alla quale promette la legge sul testamento biologico. In pratica dà ragione a l’Unità, che ha citato in giudizio. I «dissidenti» del Pdl dovrebbero dare battaglia.
I rapporti «anche personali» tra il presidente del Consiglio e la Chiesa? «Sono sempre eccellenti, li consolideremo nei prossimi mesi con il testamento biologico»:

Silvio Berlusconi, intervistato in «casa» da Belpietro su Canale5, conferma quanto avevamo scritto il 13 luglio, per cui l’Unità è stata citata in giudizio dal premier, che nega anche la ricerca di un incontro con il cardinal Bertone («non è in agenda, non l’ho chiesto, non è necessario») La promessa alle alte sfere vaticane è stata fatta mentre il Giornale sferra l’attacco a Fini, anche contro le scelte del presidente della Camera su tempi e modi del voto, dato che intende «correggere» il testo Calabrò passato al Senato. Bisogna vedere se nel Pdl vincerà l’ordine di scuderia oppure se i «dissidenti» fermeranno la blindatura del testo. Un fronte di una cinquantina di deputati, tra finiani, laici ex socialisti e cattolici che si riconoscono nei dubbi del cardinal Martini. C’è chi, nell’ex An, lavorerà per arrivare «a un testo largamente condiviso, come è stato per la legge 40», perché «si approfondisca dove può arrivare l’accanimento terapeutico». La battaglia che Benedetto Delle Vedova (radicale nel Pdl) chiama del «disarmo bilaterale» a colpi di emendamenti (meno facile presentare un altro testo), tenendo due punti fermi: no all’eutanasia attiva, no all’accanimento terapeutico, semmai stabilire un codice deontologico per i medici e dare un ruolo alle famiglie.
DIBATTITO STROZZATO
Rischia già di esserlo, ha denunciato Maria Antonietta Coscioni Farina in commissione il 30 luglio. La deputata radicale del Pd ha rivolto un appello ai «dissidenti» del Pdl «ad uscire fuori, ad iscriversi a parlare». Perché il testo del Senato «obbliga l’alimentazione e l’idratazione forzata, e non rende vincolante per il medico la dichiarazione anticipata di trattamento. E una legge sull’obbligo, allora meglio non avere alcuna norma». Alessandra Mussolini seguirà il suo «istinto di medico, senza ideologie» com’è stato sulla legge 40 «valuterò liberamente. Il testo del Senato si può cambiare, non è un tabù». Posizioni libere quelle di Stefania Prestigiacomo e di Gaetano Pecorella. Della Vedova spera di evitare lo scontro: «Il risultato sarà determinato anche da quanta pressione il Pdl eserciterà su quel voto, se sarà una discussione franca o se prescinde dai contenuti». Il 13 luglio notammo l’improvvisa accelerazione al testo imposta in commissione Affari sociali alle nove di sera dell`8 luglio, con l’avvio della discussione generale da parte del relatore Di Virgilio (che ora si dice immune «da ogni pressione»). Il 10 settembre l’ufficio di presidenza stabilirà il calendario per la settimana successiva. Già viene negata la necessità di audizioni e il ministro del Welfare Sacconi ha ipotizzato la possibilità di una «leggina» solo su alimentazione e idratazione forzata, per poi discutere il resto dopo. Eugenia Roccella concederà un paio di emendamenti bocciati al Senato: l’allargamento della platea dei beneficiari e la decadenza dell’obbligo di alimentazione e idratazione se non si è in grado di assumerle. Un contentino per i deputati scontenti.