Biotestamento, I medici lo bocciano

Maurizio Paganelli

IMG_6800Nostro sondaggio: il 70% chiede modifiche. Arriva alla Camera il Ddl Calabrò approvato fra le polemiche al Senato. Ecco cosa pensano i diretti interessati sulle norme più contestate.

I medici italiani chiedono una legge sulle volontà di fine vita e bocciano senza appello la proposta approvata a fine marzo al Senato e approdata alla Camera dei Deputati. Un sondaggio, condotto dalla società Format per Salute-La Repubblica, tra un campione rappresentativo di medici di medicina generale e ospedalieri dal Nord al Sud della penisola, segnala un’opinione prevalente sulle questioni chiave della legge.

La prima domanda riguarda l’opportunità di legiferare su questa materia: l’86,6 per cento dei medici intervistati crede sia necessario arrivare ad una normativa. In particolare i più giovani (sotto i 54 anni) e le donne-medico. Lieve differenza in controtendenza solo nel Nord Est.
Le altre due domande del sondaggio, proposte ai 380 sanitari che rappresentano il campione statisticamente significativo dei camici bianchi italiani, hanno affrontato le questioni più discusse della legge: l’impossibilità di esprimere la propria volontà su alimentazione e idratazione di fine vita, e chi ha il diritto ad avere l’ultima parola in tema di trattamento (il medico o il paziente?).
Nel primo caso il 74,3% dei medici (con punte più alte tra le donne-medico e i sanitari tra i 35 e i 64 anni) si è dichiarato contrario alla attuale norma che esclude dalla dichiarazione anticipata del paziente la possibilità di scegliere su cibo e acqua "forzati" a fine vita. Il caso di Eluana Englaro, per 17 anni in stato vegetativo e alimentata con il sondino, ha avuto il suo impatto nella formulazione votata al Senato. La scelta dei medici va in tutt’altra direzione. Alimentazione e idratazione sono giudicati, da quasi 8 sanitari su 10, come trattamenti medici tout court e quindi soggetti alla volontà espressa del paziente.
Anche qui il Nord Est si differenzia, superando la media italiana di un medico su 4 a favore dell’esclusione (l’attuale formulazione dell’articolo 3 comma 5 così recita: "L’alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento")
Ma è sul diritto ad avere l’ultima parola sulle eventuali cure che il giudizio dei medici appare decisivo: il 77,1% contro il 22,9% ritiene la volontà espressa dal paziente come vincolante. L’articolo 7, comma 2 ("Le indicazioni sono valutate dal medico, sentito il fiduciario, in scienza e coscienza, in applicazione del principio dell’inviolabilità della vita umana e della tutela della salute, secondo i princìpi di precauzione, proporzionalità e prudenza") e comma 3, approvato al Senato, invece prevede "in caso di controversia tra fiduciario e medico curante" una valutazione di apposito collegio di medici, e conclude: "Il parere espresso dal Collegio non è vincolante per il medico curante, il quale non è tenuto a porre in essere prestazioni contrarie alle sue convinzioni di carattere scientifico e deontologico".
Un diritto "all’obiezione di coscienza" del medico per molti, ma anche la possibilità di avere "l’ultima parola". Nel sondaggio, contro queste norme, sono ancor ancor più alte le percentuali di contrari tra le donne-medico e professionisti tra i 45 e i 64 anni, nel Nord Ovest e nel Centro. Le opinioni minoritarie provengono generalmente da medici over 64, da giovani under 35 e da camici bianchi che lavorano nelle regioni del Nord Est e del Sud.
Si discute, così, del fine vita, che, come dice Stefano Bartezzaghi, è un modo per non evocare la morte: "Una sorte di week-end esistenziale in cui invece che il fiato si tirano le cuoia". Ma con la morte bisogna pure fare i conti. Ognuno a suo modo.