Biotestamento, Fini in campo «Cercherò di modificare il testo»

A.Can.

gianfranco fini«No a crociate, ma a decidere sul fine vita siano i medici o i pazienti»
E’ dunque ufficiale, Gianfranco Fini scenderà in campo. Che la legge sul testamento biologico passata al Senato non gli piacesse è cosa nota (roba da «Stato etico», ha detto) ma ieri, ospite della festa del Pd, ha aggiunto qualcosa: ha assicurato che farà «il possibile» perché la Camera la trasformi in una legge più rispettosa del diritto di ciascuno a morire

quando la risposta medica all’encefalogramma piatto può essere solo la condanna a vegetare attaccati a una macchina. La macchina che somministra artificialmente cibo e acqua. Fini rivendica così il diritto individuale a staccare quella spina. «Non si tratta – dice – di favorire la morte, ma di prendere atto dell’impossibilità di impedirla e di affidare la decisione alla persona o alla scienza del medico». Sa di poter contare in aula su una minoranza di deputati del Pdl, sul Pd e sull’Idv. Sa anche che la maggioranza del suo partito, con in testa il ministro Sacconi, intende invece assecondare le istanze del Vaticano. Sollevando le ire di radicali, Idv e parte del Pd, Sacconi ha infatti ribadito ieri la sua proposta: fissare nella legge in discussione alla Camera il principio della non rinunciabilità ad idratazione e alimentazione, rimandando invece la questione del testamento biologico. Che sarebbe però svuotata di senso. Fini è contrarissimo. E non si tratta, dice, di «una crociata contro i cattolici», ma semmai contro i «clericali». Condivide l’ipotesi lanciata dal deputato del Pdl Della Vedova: lasciare che a decidere di alimentazione e idratazione siano pazienti e medici, e vietare invece sia l’eutanasia attiva sia l’accanimento terapeutico. Il presidente della Camera farà di tutto per arrivare a quest’esito. Ma non si illude. Teme che il testo della legge resti sostanzialmente uguale a quello approvato dal Senato. E` per questo che, come ha scritto lunedì questo giornale, ha fatto filtrare un’ipotesi clamorosa: farsi temporaneamente sostituire alla presidenza della Camera e votare contro. Che sia realmente determinato a farlo o abbia solo voluto premere sulla maggioranza, saranno i fatti a dirlo.