Bioetica: La Politica e le cellule.

di Maurizio Mori
Se con “politica” si intende l’arte della mediazione, si deve riconoscere che dal punto di vista politico la risoluzione Finocchiaro, apprestata dal centrosinistra, è forse la migliore possibile, perché accontenta tutti. Da una parte, infatti, sostiene le «ricerche che non implicano la distruzione di embrioni, valorizzando quindi la ricerca sulle cellule staminali adulte, comprese le cordonali».

Una posizione che soddisfa chi ritiene gli italiani i migliori nello studio delle staminali da adulto (l’orgoglio italico è cosi placato) e lascia intendere che si debba proseguire su questa strada. Dall’altro lato, però, non viene affatto vietata la ricerca sulle staminali embrionali importate dall’estero e si impegna il governo a promuovere la ricerca tesa a «verificare la possibilità di ricerca sugli embrioni crioconservati non impiantabili». Non solo, dunque, le ricerche sulle staminali embrionali possono continuare, ma addirittura si profilano nuove aperture. In questo senso sembra abbia perso il partito della sacralità dell’embrione – perché viene ammessa almeno una prima e fondamentale eccezione.

Va fatto un elogio a chi con pazienza infinita è riuscito a portare a casa un risultato pratico importante. I nostri ricercatori potranno continuare le ricerche e forse ampliarle in direzioni nuove. Se tuttavia con “politica” si intende l’arte di tenere insieme i cittadini sulla scorta di ideali e di valori, allora si deve dire che la risoluzione avrebbe potuto essere più decisa nell’affermare la ricerca a tutto campo, dando voce al diffuso sentire degli italiani. Infatti, mentre le voci del partito della sacralità dell’embrione trovano grande spazio sui media, la recente ricerca dell’Eurobarometer, fatta con grande accuratezza, è rimasta nell’ombra. Ebbene, questa indagine mostra che gli italiani sono in ambito europeo tra i più attenti ai problemi della biomedicina. essendo secondi solo agli olandesi.

E sul tema specifico l’Eurobarometer ha rilevato che il 66% degli italiani è favorevole alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Questo conferma che la società civile ha meno pregiudizi di quanto facciano apparire i media. Il vero problema è che le posizioni diffuse stentano a trovare adeguata rappresentanza sul piano pubblico. In questo senso, la politica deve avere il coraggio di dare voce ai valori emergenti, rendendoli visibili: deve alzare la bandiera di chi vuole l’innovazione del Paese, sicuro che la salute dei cittadini di domani dipende dalle scelte di oggi in materia di ricerca scientifica. È necessario che la politica – intesa in questo senso più ampio – si coniughi e si sostenga con l’elaborazione culturale.

Senza un ampio dibattito pubblico sui temi della ricerca scientifica e dei problemi sollevati dalla rivoluzione bio-medica in corso si rischia di rimanere preda delle tendenze conservatrici avallate dai fautori della sacralità dell’embrione, che si fanno forti delle tendenze antiscientifiche che nel nostro Paese sono ancora ben alimentate. Ad esempio, monsignor Angelo Amato, segretario della Congregazione per la dottrina della fede, ha affermato che «il pericolo reale oggi non è tanto l’ateismo, quanto piuttosto una scienza che nega l’umanità dell’uomo, costruendo un uomo non-uomo, ridotto a semplice prodotto e materiale biologico» (Avvenire, 27 aprile 2006).

È necessario che in Italia si cominci una seria elaborazione culturale sui problemi della scienza e della bioetica che metta in luce la positività delle prospettive che si aprono, perché altrimenti la continua ripetizione delle tesi antiscientifiche trova accreditamento (per mera abitudine) e ostacola il rinnovamento del Paese. Credo che questa sia la lezione da imparare dal dibattito sulla ricerca sulle cellule staminali (embrionali e non): bisogna rimboccarsi le maniche per promuovere un più articolato dibattito bioetico e sul futuro della scienza in Italia.
Presidente della Consulta di Bioetica