Benedetto testamento biologico

di Ignazio Ingrao

Angelo BagnascoAngelo BagnascoCambi di rotta. Da sempre la Chiesa si oppone a leggi sul fine della vita. Ma ora l’intervento dei giudici sul caso Eluana ha convinto i vescovi a ripensarci. Per evitare il peggio.

Il via libera della Cei a una legge sul testamento biologico è arrivato nel corso del pranzo riservato, a Rimini, tra il cardinale Angelo Bagnasco e i parlamentari ciellini Maurizio Lupi, Raffaele Vignali e Mario Mauro. Lontano da orecchie indiscrete, il presidente dei vescovi italiani ha chiesto ai parlamentari cattolici di promuovere uno schieramento trasversale per approvare una legge prima che la Corte costituzionale si pronunci sul caso di Eluana Englaro.

Bagnasco ha suggerito la stessa strategia seguita in Parlamento per l’approvazione della legge sulla fecondazione assistita: mettere in minoranza le frange laiche più radicali di maggioranza e opposizione. Per i vertici della Chiesa è un dietro front: fino a pochi mesi fa la Cei si era sempre dichiarata contraria alla legge sul testamento biologico, temendo che aprisse la strada all’eutanasia dopo il caso Welby.
Ma la sentenza della Corte d’appello civile di Milano su Eluana, a luglio, ha cambiato le carte in tavola: l’ipotesi che il vuoto legislativo possa essere colmato dai tribunali fa paura alla Chiesa. Pertanto la legge viene considerata il male minore.
Analisi condivisa dal sottosegretario alla Sanità, Eugenia Roccella: «La sentenza di Milano crea un precedente molto pericoloso per le libertà individuali e l’unico modo per porre paletti e avere garanzie per la vita umana è approvare una legge». La sola condizione raccomandata dai di vescovi è che la norma non regoli solo il testamento biologico ma, più in generale, la fine della vita, cioè cure palliative, «hospice», assistenza domiciliare e aiuti alle famiglie dei malati terminali.
L’ex presidente del Comitato nazionale per la bioetica, Francesco D’Agostino, riassume così gli altri punti decisivi per la Chiesa: «Il testamento biologico deve essere volontario, deve avere validità di tempo limitata, va sottoscritto davanti al medico, può prevedere la nomina di un fiduciario del paziente e deve contenere richieste legalmente lecite. Quindi no alla sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione e a ogni altra forma di eutanasia».
Il Pdl è pronto ad accogliere le richieste dell’episcopato: «La discussione inizierà al più presto in Senato. Puntiamo a un’intesa bipartisan, ma sia chiaro che non transigeremo su alimentazione e idratazione: non possono essere considerate cure» annuncia Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl. Gli fa sponda alla Camera Paola Binetti del Pd che ha presentato un disegno di legge sulle «cure di fine vita». Entrambi dovranno fare i conti con i propri schieramenti: i senatori Ignazio Marino (Pd) e Ferruccio Saro (Pdl), per esempio, sono contrari all’obbligo di idratazione e alimentazione dei pazienti in stato vegetativo.
L’accelerazione dei vertici della Cei ha diviso anche il mondo cattolico. L’associazione Scienza e vita, schierata a difesa valori cristiani in bioetica, ha registrato le polemiche dimissioni prima del vicepresidente, Lucetta Scaraffia, poi di un membro del consiglio esecutivo, Adriano Pessina, direttore del Centro di bioetica dell’Università Cattolica. Entrambi accusano i presidenti, Bruno Dallapiccola e Maria Luisa Di Pietro, di aver aperto al testamento biologico senza consultare l’associazione.
Difficile tuttavia che la Chiesa possa adesso tornare indietro.