“Bella addormentata” a Lecco: in tantissimi per Bellocchio ed Englaro

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Una fila di persone che dall’ingresso di Sala Ticozzi ha raggiungo il piazzale dinanzi al liceo Scientifico G. B. Grassi. Dentro alla sala centinaia di spettatori, molti in piedi e moltissimi seduti per terra, tanto che a un certo punto è stato necessario chiudere le porte e fermare l’ingresso di coloro che ancora attendevano il proprio turno in fila. Forse neppure gli organizzatori della serata di ieri, la tanto attesa proiezione dell’ultimo film di Marco Bellocchio seguita da dibattito con lo stesso regista e con il padre di Eluana Englaro, si erano immaginati una simile affluenza di pubblico. Sarà stata la presenza in sala del regista de I pugni in tasca e di Buongiorno, notte, oppure il tema trattato nel film e che, come sempre, interessa molto, fatto sta che la proiezione di ieri ha raccolto in città un numero inaspettato di spettatori, tanto che si sta pensando a una replica dell’iniziativa.Promotori della serata l’Associazione per Eluana, Qui Lecco Libera e Cellula Coscioni Lecco, che hanno invitato sul palco della sala di via Ongania non solo Marco Bellocchio, ma anche il padre di Eluana, Beppino Englaro, il medico che ha avuto in cura la donna, ossia Carlo Alberto Defanti, e l’avvocato Franca Alessio.

Le ultime settimane di vita di Eluana Englaro: questa la tematica che fa da sfondo a “Bella Addormentata”, film presentato a settembre durante la Mostra del Cinema di Venezia. Centinaia, quindi, le persone che hanno assistito alla proiezione del film, una pellicola che vede le ultime ore di Eluana fare da sfondo alle vicende individuali dei personaggi e che arriva a tratteggiare un Paese, l’Italia, che dinanzi a una questione tanto delicata si spacca in “fazioni” diverse. C’è chi parte per Udine per dire no a quello che presto sarà l’epilogo della vicenda Englaro e chi, invece, si batte per sostenere il padre Beppino; c’è chi vuole morire e chi, d’altro canto, fa di tutto per evitare che questo avvenga; c’è chi decide di dedicare la sua vita a una figlia in stato vegetativo, pregando e rinunciando a quelle che un tempo erano le sue passioni e i suoi affetti. C’è infine un senatore, interpretato da Toni Servillo, che si trova a fare i conti con la sua coscienza e che non vuole votare quella legge dell’ultimo minuto, “voluta dalla maggioranza – spiega lo stesso regista – non tanto per salvare la vita a Eluana, quanto per non perdere una buona fetta di elettori, quelli più cattolici”. Tanta carne al fuoco, quindi, con più storie che si alternano nella narrazione e che si sviluppano mentre la televisione tiene tutti aggiornati sulle ultime fasi della vita di Eluana, a partire dal momento in cui i telegiornali raccontano la partenza da Lecco per Udine dell’autoambulanza con a bordo la donna.

Non tanto un film su Eluana, bensì una riflessione su tematiche controverse e che in modo diverso i vari personaggi si trovano ad affrontare. Intento del regista non è stato, infatti, quello di “girare un film sulla storia di questa donna. In realtà – precisa Bellocchio durante la serata – ho voluto raccontare i dilemmi dei singoli personaggi, che a un certo punto si trovano a riflettere sul rispettivo modo di intendere la vita e la morte e decidono se continuare nella stessa direzione, mantenendo il proprio modo di pensare, oppure no. L’idea – prosegue – è stata quella di raccontare attraverso i conflitti interiori dei personaggi qualcosa di più ampio”, tematiche controverse come la vita, la morte, l’accanimento terapeutico o l’eutanasia.

Venendo al dibattito, a una prima fase che ha visto la giornalista del Tg1 Adriana Pannitteri nelle vesti di moderatrice sono seguiti gli interventi del pubblico, molti dei quali incentrati più sulla storia di Eluana che sul film. Presente in sala anche il primario del reparto di Rianimazione del Manzoni, Riccardo Massei, ossia colui che ha avuto in cura Eluana nella fase più acuta, quella iniziale e che, stando a quanto ha raccontato, si è più volte confrontato e talvolta scontrato con Beppino Englaro. “Se dovesse capitarmi – commenta Massei – di rivivere una situazione simile a quella di Eluana, con un padre che mi chiede sin dai primi giorni di fermare la terapia, io risponderei ancora una volta di no e interverrei”. Fari puntanti, quindi, più sulla battaglia della famiglia Englaro che sulle scelte registiche di Bellocchio. Fatto, questo, che continua a provare l’interesse della cittadinanza per un tema tanto discusso e delicato.