Barriere architettoniche, per abbatterle vanno commissariati gli enti locali

Urlo – mensile di Resistenza giovanile di Ancona
Renato Biondini

 Lettera – denuncia  al  presidente della  Regione  Spacca

 

Una battaglia infinita, quella per l’eliminazione delle barriere architettoniche, disertata spesso proprio dalle istituzioni, anche nelle Marche. Da qui la drastica decisione dell’’associazione Luca Coscioni di Ancona: una lettera di denuncia, che ha nel mirino gli enti locali che dovrebbero essere più vicini alle esigenze di tutti i cittadini del territorio, ovvero Regione, le cinque Province e i Comuni capoluogo. Nella lettera, inviata nel dicembre scorso al governatore Gian Mario Spacca, si prende atto con sconforto della mancata adozione da parte dei citati enti dei Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA). E si chiede la nomina di un commissario che provveda all’adozione di tali piani, tanto più che sono imposti dalla legge addirittura fin dal 1987.

Se la civiltà di un popolo si misura anche dall’effettiva tutela dei diritti delle persone diversamente abili, allora nelle Marche, e ad  Ancona in particolare, siamo lontani dal poterci considerare civili. Le persone con disabilità motoria e sensoriale, ad esempio coloro che si muovono solo in carrozzella e i non vedenti, non possono spostarsi liberamente né accedere a molti luoghi pubblici nelle città. Una situazione inaccettabile, considerata tale – va di nuovo sottolineato – dalla normativa nazionale, e in particolare dalla legge 41, per il diritto alla mobilità, entrata in vigore nell’ormai lontano 1986. Stando agli articoli di questa legge, i PEBA sono strumenti di primaria importanza nell’ambito di tutte quelle iniziative – di doverosa competenza delle pubbliche amministrazioni – volte a rimuovere gli ostacoli che impediscono o rendono difficoltosa la libertà di movimento in modo autonomo delle persone in situazione di disabilità, che non devono sentirsi discriminate rispetto a quelle normodotate.

Luca Coscioni è morto dopo anni di grandi sofferenze nel 2006 perché affetto da sclerosi laterale amiotrofica, una malattia neurovegetativa progressiva. Ed è stato lui, nel 2002, a fondare l’associazione che ne ha preso il nome, un’associazione che continua ad attivarsi, in genere, per la libertà di cura e di ricerca scientifica “dal corpo dei malati al cuore della politica”. La Luca Coscioni – una delle associazioni costitutive del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito – si batte non solo a fianco dei soggetti disabili e non autosufficienti ma in genere di tutti i malati,  cittadini ai  quali lo Stato e le altre istituzioni italiane non prestano sufficiente attenzione nè adeguato sostegno. Alcuni dei fronti “di diritto e civiltà” che vedono impegnata l’associazione in attività promozionali: il rifiuto dei trattamenti sanitari, la libertà di ricerca sulle cellule staminali embrionali, l’autodeterminazione della persona nel fine vita, il testamento biologico, la liceità dell’eutanasia. L’anno scorso le cellule della Coscioni hanno raccolto 67mila firme per una proposta di legge che preveda in Italia il diritto al testamento biologico e la legalizzazione dell’eutanasia. Da mesi si sta impegnando per sollecitare i parlamentari a discutere questo testo normativo auspicandone l’approvazione.

Per maggiori informazioni e contatti: tel. 339/6035387 –    cellulacoscioniancona@gmail.com   -www.associazionelucacoscioni.it/cellulaancona