Approvato dal consiglio il registro sul fine vita: “Si anche dai cattolici”

Pura formalità. E neanche troppa curiosità su chi ha votato cosa. L’accordo raggiunto lunedì scorso nella maggioranza di Palazzo Marino aveva tolto ogni attesa. Il registro del biotestamento (versione «light») ha superato il vaglio dell’aula e a settembre dovrebbe essere già possibile depositare all’anagrafe, nei consigli di zona e all’assessorato alle Politiche sociali l’attestato che indica dove è custodito il proprio biotestamento.

Ventisette i voti a favore, quattro contrari (Riccardo De Corato di FdI, Mariolina Moioli di Milano al Centro, i leghisti Alessandro Morelli e Luca Lepore), un’astenuta, Elisabetta Strada della civica Per Pisapia. Il Pdl, presente ai banchi, non ha partecipato al voto. La fine del lungo percorso della delibera di iniziativa popolare è stato salutato da un applauso del centrosinistra e dall’abbraccio tra Marilisa D’Amico (Pd) e Patrizia Quartieri (Sel), firmatarie di una delle tre proposte che si sono poi fuse nella versione finale. “Un nuovo passo avanti per una città più laica e aperta e un messaggio per il Parlamento” festeggia il radicale Marco Cappato.

Il provvedimento, spiega, “non obbliga il Comune alla conservazione materiale dei biotestamenti, ma consente ai cittadini di attestare il luogo dove li conservano. Questa soluzione è meno impegnativa per il Comune ma consente ai cittadini di esprimersi liberamente anche sull’interruzione della nutrizione e idratazione artificiale e sull’eutanasia, che può già essere ottenuta all’estero”. “Una geniale trovata — è la bocciatura di De Corato —raggiunta con il lavoro di tre commissioni per un anno di sedute, ognuna al costo di 4.000 euro». Il voto ha però creato frizioni nell’opposizione di centrodestra. E sempre De Corato a criticare i colleghi pidiellini: «Capisco che votare su delibere inutili e sterili sia alienante, ma chi non c’è ha torto». Parere contrario sul registro arriva anche dall’assessore regionale alle Attività produttive e Ricerca (ex alla Sanità), Mario Melazzini, che su Twitter scrive: «Pazienti già tutelati da codice deontologico, inutile registro per dichiarazioni fine vita. Rafforzata solo idea che esistono vite non degne”.