Appello del Papa ai malati: difendete la vita

di Franca Giansoldati

papaLourdes. Sul piazzale del santuario la sofferenza si trasforma in speranza. Se non fosse per tutti quei malati in carrozzina che accettano il proprio calvario cercando lo sguardo misericordioso della Madre di Dio, Lourdes sembrerebbe una specie di Disneyland del sacro, con tutti quei negozietti che vendono medagliette, madonnine di plastica, di terracotta, di vetro colorato, fantasiosi souvenir con la Pastorella e la Bella Signora. In fondo il vero miracolo che si compie ogni giorno sotto gli occhi di migliaia e migliaia di persone, è proprio la speranza, anzi «una speranza invincibile», come dice Benedetto XVI, un piccolo seme ma capace di gettare radici nel cuore più disperato.

L’ultimo giorno di pellegrinaggio in terra francese, Papa Ratzinger lo destina alla messa più commovente, quella per i malati terminali, gli handicappati, gli anziani sofferenti, i bambini leucemici. A tutti loro rivolge un accorato appello: «Vorrei dire umilmente a coloro che soffrono, e a coloro che lottano e sono tentati di voltare le spalle alla vita: volgetevi a Maria. Nel sorriso della Vergine si trova misteriosamente nascosta la forza per proseguire il combattimento contro la malattia e in favore della vita».
A far da sfondo a questa frase c’è un timore assai concreto: la tendenza di tanti Parlamenti europei (ultimo quello spagnolo) a legalizzare l’eutanasia. La fede, si sa, e un balsamo potente che ha il potere di alleviare il fardello di mali terribili. «La presenza di Cristo viene a rompere l’isolamento che il dolore provoca. L’uomo non porta più da solo la sua prova». E ancora. «Senza l’aiuto del Signore il giogo della malattia e della sofferenza è crudelmente pesante».
Davanti al pontefice, sulla spianata del santuario, vengono portati dieci malati gravi, tra cui una bambina bionda in carrozzella. Ad ognuno di loro viene impartita l’unzione degli infermi. C’è chi tiene in mano un rosario, chi ha le mani giunte ma tutti sorridono fiduciosi e non c’è traccia di angoscia nei loro sguardi, mentre vengono riportati indietro dai barellieri.
«Vi sono combattimenti che l’uomo non può sostenere da solo, senza l’aiuto della grazia divina. Quando la parola non sa più trovare espressioni adeguate, s’afferma il bisogno di una presenza amorevole».
Il Papa consola, benedice, accarezza, ascolta storie terribili, come quella che gli raccontano in ginocchio, al momento dell’offertorio, gli anziani genitori di Iole Tassitani, una ragazza uccisa l’anno scorso in Veneto da uno squilibrato. Gli porgono con le lacrime agli occhi una fotografia. Anche a loro la fede offre conforto.