Ancona – negato il diritto al lavoro dei disabili

Vivere Ancona
Giampaolo Milzi

Disabili, troppi posti di lavoro negati. Nero il bilancio dei dati del Centro per l’impiego di Ancona

 

Non rispettata la legge 68 del 1999 sull’inserimento occupazione mirato Nel settore pubblico ben 233 scoperture sulle 915 imposte (il 24,46%), mentre in quello privato mancano all’appello 273 assunzioni su 628 (43,47%). Maglia nera a comparto sanitario, ministeriale, Regione e Provincia Disabili e occupazione, fatta la legge trovato l’inganno.

E già, perché si sentono così, ingannati, beffati, discriminati, i portatori di handicap, anche quelli residenti nell’area territoriale di competenza del Centro per l’impiego di Ancona (Cpi). Perchè quella legge, in teoria benemerita, la n° 68 del 1999, fu approvata proprio per consentire un loro inserimento occupazionale mirato. E invece su un totale di 915 posti che avrebbero dovuto essere già stati loro assegnati ai disabili nel settore pubblico, si contano ben 233 scoperture sulle 915 imposte (il 24,46%), mentre in quello privato mancano all’appello 273 assunzioni sulle 628 previste dalla normativa (43,47%). Se non trovato l’inganno, la stessa normativa ha prestato il fianco a “sconti” e dilazioni. Il dato riguardante il privato va “alleggerito” infatti da un lato perché per 39 imprese l’obbligo d’assunzione è sospeso in quanto colpite da stato di crisi (cassa integrazione, fallimenti, concordati, mobilità incorso, gli esempi più ricorrenti), dall’altro perché altre16 si sono impegnate, in base ad un accordo col Cpi, ad 89 assunzioni di disabili spalmate negli anni (alcune entro il 2015, altre entro il 2016, una entro il 2018). Un bilancio comunque indegno di un paese civile, l’Italia, che all’art. 1 della sua Costituzione si dichiara “Repubblica fondata sul lavoro”. Un bilancio che è stato reso pubblico, tra l’altro, non senza difficoltà (solo burocratiche?) e solo grazie alle reiterate e pressanti richieste della cellula di Ancona dell’associazione Luca Coscioni. Che alla fine, dopo molti mesi, ha ottenuto un trasparente impegno da parte dell’ente Provincia nel diffondere i dati archiviati nella sede anconetana del Cpi. Dati aggiornati al 28 ottobre 2014 per il settore privato e al 31 dicembre 2013 per quello pubblico. In teoria dovrebbe essere il settore pubblico a dare l’esempio. Ma non è così.

La prima maglia nera, su 58 soggetti complessivamente censiti, la indossa paradossalmente il comparto sanitario baricentrico su Ancona: con l’Asur Marche in difetto per 63 scoperture su 215 assunzioni dovute, l’Azienda Ospedali Riuniti con 77 su 179, l’Inrca con 14 su 33. La seconda va alle sedi ministeriali: 8 mancate assunzioni su 15 per gli Interni, 7 su 13 per la Difesa, 10 su 15 per Beni e attività culturali. Maglie scure anche per la Regione Marche, in deficit di 12 scoperture su 72, e per l’ente Provincia di Ancona, con posti negati a 5 disabili su 30 aventi diritto. Promossi in genere i Comuni: sui 21 monitorati, solo 5 risultano non in regola con l’art 3 della legge 68/99, con solo 2 scoperture per quello di Ancona su 54 posti da garantire, una su un posto per Cupramontana, Fabriano e Polverigi; ma con la grave eccezione di quello di Jesi, che è in regola con la legge a metà, visto che deve assumere ancora 10 soggetti sui 20 d’obbligo. Nell’area del privato sono state censite 111 attività imprenditoriali, alle quali sono imposte quote diverse a seconda che abbiamo da 15 a 36 dipendenti, da 36 a 50, o oltre 50 (dispensate quelle sotto i 15). Molte le grandi aziende sospese dall’obbligo a causa di crisi, alcuni esempi: ad Ancona il Corriere Adriatico, Fincantieri, CNR; e poi l’Api e Aerdorica di Falconara Marittima, Banca dell’Adriatico, Fag di Osimo, Telecom. E molte, anch’esse grandi, quelle impegnatesi a mettersi in regola con le assunzioni: come Acraf Angelini e Impresa Verde Marche ad Ancona; Guerini, Garofoli, Gidea e Comelit srl a Castelfidardo; LM F.lli Monticelli e Sogemi di Osimo.

Complessivamente, nel triangolo industriale a sud di Ancona ci sono molti casi di mancato rispetto della legge “senza se e senza ma”. Alcuni esempi: 1 caso di irregolarità a Castelfidardo, quello della Silga spa con 6 scoperture su 17, 2 casi a Camerano, riguardanti la Giorgio Prati, con 3 mancate assunzioni su 4, e la Roccheggiani spa con 3 su 8; legge “dimenticata” anche dalla Fietramosca spa di Agugliano e dalla Geo spa con sede centrale a Roma, entrambe con 3 su 5 (come riportato dal sito dell’associazione Luca Coscioni ndr). “Questi dati denunciano in modo evidente la negazione ai disabili del fondamentale diritto al lavoro”, commenta Renato Biondini, segretario della cellula Ancona dell’associazione Luca Coscioni. E si chiede: “I sindacati hanno qualcosa da dire? Com’è possibile che avvenga tutto questo nel silenzio e nell’omertà generale? Perché gli uffici provinciali preposti non riescono a far rispettare le prescrizioni della legge 68 sull’inserimento lavorativo dei disabili?” Poi un’accusa alle associazioni dei disabili: “Quelle che sapevano hanno taciuto, chissà come mai…”. “Noi non ci rassegniamo a questa situazione di illegalità – continua Biondini – a questa congiura del silenzio, perché si tratta di una iniquità che va contro la nostra Carta Costituzionale, il diritto comunitario, la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, le leggi dello Stato italiano e la giustizia sociale. Se la normativa va cambiata si cambi, ma non può essere disattesa!” Infine un appello: “Ci rivolgiamo a tutti i cittadini e in particolare alle persone con disabilità: ribelliamoci a questa situazione di illegalità, dobbiamo denunciare il comportamento di quelle istituzioni che negano i nostri diritti, non siamo sudditi ma cittadini, la legge è dalla nostra parte, facciamoci sentire!”.

 

di Giampaolo Milzi
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