Aiuto, fermate l’assedio di Stamina

Gente
Francesco Gironi

Prima di spiegare perché nei giorni scorsi ha dipinto la situazione del suo ospedale come «un girone dantesco», Ezio Belleri, commissario straordinario degli Spedali civili di Brescia, scandisce una premessa: «Dietro ogni persona che si rivolge a noi ci sono drammi e sofferenze, lo sappiamo, ma abbiamo raggiunto il limite di saturazione; diversamente, rischieremmo di venir meno alla nostra missione primaria, quella di un`azienda ospedaliera con più di 80 reparti, circa 2 mila posti letto e 76 mila ricoveri l`anno». A mettere Brescia nell`occhio del ciclone è la “terapia con cellule staminali mesenchimali”, come si legge sui faldoni degli uffici amministrativi. Il metodo Stamina, come invece da due anni lo conosce l`Italia. Breve riassunto: Davide Vannoni sostiene di aver elaborato un metodo per utilizzare cellule staminali ottenendo tessuti di fegato, pancreas, pelle, cornee, cellule cardiache e nervose e curare così molte gravissime patologie; secondo la comunità scientifica, il metodo non avrebbe alcuna validità; tra mille polemiche, si arriva alla decisione del Parlamento di sperimentare il metodo Stamina con uno stanziamento di 3 milioni di euro; da ultimo, la bocciatura da parte del comitato scientifico che avrebbe dovuto valutare il protocollo proposto da Vannoni. 

«Sarei stata lieta di annunciare a tante famiglie che la nuova speranza in questa cura era fondata. Purtroppo non è così», ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Ebbene, era proprio il nosocomio bresciano l`unico in Italia a essere autorizzato a somministrare la cura, almeno fino al maggio del 2012, quando l`Agenzia italiana del farmaco vietò proprio agli Spedali di Brescia di proseguire con il metodo. Tutto finito? Affatto. Il copione che si ripete lo racconta lo stesso Belleri: «Riceviamo centinaia di richieste telefoniche e forniamo alle famiglie tutte le indicazioni per sottoporre le domande di cura alle quali, però, la legge ci impone di rispondere negativamente; a questo punto scattano i ricorsi». Un ginepraio di carte bollate, costato finora circa 180 mila euro per spese legali, che si traduce in 123 pazienti in lista di attesa, 41 che dovranno essere sottoposti alla cura, ma le staminali andranno “preparate” in un`altra struttura ancora da individuare, 118 richieste respinte (l`ultima dal tribunale di Pavia mercoledì 2 ottobre), altri 70 in attesa di sentenza. Infine, i 36 pazienti che stanno completando il “trattamento”, con le cinque inoculazioni previste.

«Ma tra coloro che lo hanno già completato, c`è chi ha già avviato i ricorsi per poterla proseguire», aggiunge Belleri. Il punto è che non si tratta di una semplice serie di iniezioni. «Il paziente può restare “in carico” all`ospedale anche per un anno», precisa Belleri. «Il laboratorio è impegnato per la preparazione delle cellule 21 giorni al mese con gli operatori di Stamina presenti almeno 3-4 giorni alla settimana», calcola il commissario. Sì, perché sono biologi di Stamina Foundation gli unici a conoscere il protocollo per la produzione delle cellule, «ed è evidente che nel momento in cui il laboratorio deve dedicare una parte importante del suo tempo a Stamina, non può fare altro». A tutto ciò bisogna aggiungere i giorni di ricovero nei reparti di rianimazione o in quelli di neuropsichiatria. Questo però, sottolinea Belleri, «non significa che siano aumentati i tempi di attesa per gli altri pazienti. I nostri operatori si sono sacrificati e stiamo tamponando i momenti di difficoltà con il lavoro straordinario».

Ma non sono stati ancora completati i calcoli di quanto tutto ciò intacchi i bilanci dell`azienda ospedaliera. Non si potrebbero dirottare i pazienti in altri centri? « I malati chiamano noi perchè eravamo l’unico cnetro che aveva avuto esperienza in tale terapia, i ricorsi sono contro di noi e i giudici ci obbligano», chiarisce Belleri. D’altronde visto quanto sta accadendo , c’è da immaginare che pochi ospedali sarebbero disposti a prendersi questa gatta da pelare. Se solo Brescia non avesse sottoscritto l`accordo con Stamina Foundation… «Ho riletto la documentazione e formalmente era ineccepibile», risponde Belleri, «ma si parlava di 12 pazienti». Oggi ci sono 388 faldoni, per altrettanti pazienti. E una cura che, secondo il comitato scientifico dell`Istituto superiore di sanità, non avrebbe alcuna consistenza.