Accanimento, il 62% interrompe le terapie

di Elena Dusi

 Appello dei cardiologi a Marino: fate la legge sul testamento biologico 

Roma-Il dialogo silenzioso fra un paziente in fin di vita e il suo medico aspetta ancora oggi una legge sul testamento biologico. Il risultato di questo vuoto normativo, sostiene Ignazio Marino, è che attualmente «in Italia, nel 62 per cento delle situazioni di fine vita, i medici praticano la desistenza terapeutica, ovvero interrompono le terapie». Chirurgo, senatore del Pd e presidente della commissione Igiene e Sanità, Marino ha parlato ieri a Roma al Congresso della Società italiana di cardiologia (Sic). «Anestesisti, medici di famiglia, oncologi, specialisti in cure palliative. Tutte le società mediche che si occupano delle fasi terminali della vita hanno chiesto con forza la legge sul testamento biologico» afferma.  La tavola rotonda su "Testa- mento biologico ed eutanasia" era in programma ieri mattina al congresso della Sic, mentre le undici bozze dellalegge attendono di essere unificate e discusse in commissione Igiene e Sanità. «Noi medici – si sono lamentati i cardiologi in un documento rivolto a Marino – siamo lasciati solo in un momento drammatico, quello del fine vita: ormai una legge sul Testamento biologico si rende necessaria».  Paola Binetti, esponente "teodem" del Partito Democratico, ha risposto a Marino e ai medici direttamente dal palco del congresso. «Non credo al dato del 62 per cento» ha esordito. Per poi chiarire senza lasciare spazio ai dubbi la sua posizione sul testamento biologico: «La legge deve difendere il diritto alla vita fino in fondo. Il diritto alla morte non esiste. Nessuna norma potrà mai  autorizzare l`eutanasia o forme surrettizie che possono essere definite criptoeutanasia».  

A fugare i dubbi sul dato del 62 per cento è Guido Bertolini, epidemiologo dell`Istituto Mario Negri e coordinatore di GiViTi, Gruppo italiano per lavalutazione degli interventi in terapia intensiva.? lui il curatore del volume "Scelte sulla vita. L`esperienza di cur a nei reparti di terapiaintensiva", pubblicato da Guerini e Associati a maggio di quest`anno. «Il dato si riferisce ai pazienti che sono deceduti in una terapia intensiva e che non rispondevano in alcun modo ai trattamenti. Le macchine sarebbero riuscite a prolungare la loro vita. Ma nessunaterapia avrebbe ripristinato le funzioni compromesse degli organi. I medici, con una scelta clinicae non ideologica, in questi casi decidono di porre fine a  un`agonia inutile e dolorosa. E lo fanno ancora più spesso quando accanto a loro hanno i familiari del paziente, a dimostrazione che non è dieutanasia che stiamo parlando».  Che nessuno debba essere sottoposto a trattamenti sproporzionati è un principio sostenuto anche dal Catechismo della chiesa cattolica. Per questo Marino, nonostante i timori di "criptoeutanasia" da parte dei Teodem, è convinto di poter raccogliere il consenso del Parlamento sulla futura legge sul testamento biologico. «Una norma di sanità che deriva da dati di fatto, che viene richiesta a gran voce da coloro che operano direttamente nel settore, e che è frutto di una discussione rigorosa merita di ottenere un consenso unanime. E non è un caso che finora ci abbiano appoggiato anche molti senatori dell`opposizione».