194 e maternità surrogata: cartellino rosso dall`Europa

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Filomena Gallo

C’è da non crederci: ogni volta che nel nostro Paese è in ballo la libertà delle persone nelle scelte più intime e personali, il legislatore agisce senza considerare che in uno Stato democratico le scelte vanno garantite e ampliate. Ritiene, paternalisticamente, che gli italiani non siano capaci di scegliere come vivere e con chi; se avere figli o, se necessario, interrompere una gravidanza; se affermare la propria volontà in un testamento biologico e chiedere di morire senza inutili sofferenze. Tutte scelte personali che la politica vorrebbe tenere sotto stretto controllo, al punto da voler esportare all`estero i divieti previsti in Italia, con l`istituzione di reati universali. Due decisioni, arrivate in meno di dieci giorni, hanno dato alla politica italiana una vera e propria lezione in materia di diritti di libertà fondamentali.

Lo scorso 5 aprile la Corte di Cassazione ha convalidato l`assoluzione di una coppia campana che aveva fatto ricorso alla maternità surrogata in Ucraina. I giudici hanno respinto il ricorso della Procura di Napoli che chiedeva l`annullamento dell`assoluzione accordata alla coppia, per falso in atto pubblico e false dichiarazioni sulle generalità del neonato perché la coppia avrebbe “consapevolmente taciuto” agli uffici dell`ambasciata italiana di Kiev di avere fatto ricorso alla tecnica di procreazione della maternità surrogata configurando, secondo il pm, il reato di falsa dichiarazione. Per la Suprema Corte, il ricorso all`utero in affitto in Ucraina non è perseguibile perché lecito, in quanto previsto dalla legge del luogo; per cui «lo stato civile del minore nell`atto di nascita (…) risulta perfettamente legittimo alla stregua della normativa nella quale doverosamente è stato redatto».

E veniamo alla seconda lezione. Lì 1 aprile il Consiglio d`Europa ha condannato il nostro Paese che discrimina medici e personale medico non obiettore in materia di aborto. Violazioni che il Consiglio d`Europa aveva già denunciato due anni fa, e anche allora, come in quest`ultimo procedimento promosso dalla Cgil, l`Associazione Luca Coscioni e l`Aied avevano contribuito con osservazioni depositate al Comitato peri diritti Sociali del Consiglio d`Europa. Insomma, nei nostri ospedali sono sistematicamente violati sia il diritto alla salute delle donne, che non riescono ad accedere all`interruzione di gravidanza, che i diritti dei medici non obiettori che ogni giorno cercano di far rispettare la legge 194.

E il governo che fa? Invece di impegnarsi a far rispettare la legge, inasprisce le multe per le donne che non riuscendo ad abortire per mancanza di medici non obiettori, sono costrette a rivolgersi a strutture non accreditate o a medici non autorizzati. Un provvedimento con cui il governo riporta l`Italia a un clima pre-194, non considerando che il ritorno dell`aborto clandestino è diretta conseguenza del dilagare dell`obiezione di coscienza.

Le decisioni della Cassazione e del Consiglio d`Europa mettono in riga il legislatore italiano incurante delle leggi del nostro Paese, i trattati internazionali, i diritti fondamentali, e che, attraverso norme punitive e liberticide, mette a repentaglio la salute e la felicità di migliaia di famiglie. Le stesse famiglie che dice di voler tutelare. L`Italia non ha bisogno di leggi da “Stato etico” ma di uno Stato di diritto, nel quale si legiferi per ampliare diritti e libertà. Questo restituirebbe a tante persone la fiducia, la speranza, la voglia di fare progetti. E aiuterebbe il Paese a rimettersi in piedi.