Testamento biologico, a che punto siamo in Commissione

immagine di una donna che firma il proprio testamento biologico

L’esame del disegno di legge sul testamento biologico è finalmente stato inserito nel calendario dei lavori della Camera a partire da lunedì 30 gennaio.

Non solo: non è stata inserita la clausola “ove concluso in Commissione”, quindi se i commissari non riusciranno a terminare in tempo la discussione degli emendamenti, il testo passerà comunque all’Aula.

Nella giornata di mercoledì si è anche riunito l’Ufficio di Presidenza della Commissione, riunione nella quale il presidente Marazziti (DeS-CD) ha assicurato la propria disponibilità a chiedere alla presidente della Camera Boldrini un posticipo dell’inizio della discussione in Assemblea. A seguito di ciò, il radicale Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, attraverso un comunicato stampa ha chiesto alla presidente di non cedere a questi tentativi ostruzionistici.

Il lavoro della Commissione Affari Sociali è stato intenso durante questa settimana. Innanzitutto sono stati presentati 3200 emendamenti al testo unificato, di cui solo 290 hanno superato il giudizio di ammissibilità della presidenza e andranno in discussione da martedì prossimo. Come interventi sul complesso degli emendamenti abbiamo assistito alla sfilza dei contrari: tra questi Binetti e Buttiglione (Misto – UDC), Calabrò (AP-NCD-CpI), Fucci (Misto – CR), Gigli (DeS-CD), Pagano e Simonetti (LNA), Palmieri (FI-PdL), Piccione (PD, corrente cattodem) e Roccella (Misto – USEI-IDEA). Attenzione: il totale dei gruppi di questi parlamentari arriva a un totale di 10 persone sui 43 deputati della Commissione. Messi in fila uno dietro l’altro sembrano tanti, ma non rappresentano certo la maggioranza come potete notare nel grafico qui sotto.

Tra i deputati a favore abbiamo assistito agli interventi di Amato (PD) in difesa del testo, Mantero (M5S) il quale reputa che le accuse sulla ristrettezza dei tempi a disposizione per la discussione del provvedimento appaiono destituite di fondamento, atteso che il dibattito sui temi del fine vita è ormai in corso già dalla scorsa legislatura e che semmai occorre procedere quanto prima a colmare il vuoto legislativo, Burtone (PD) e la relatrice Lenzi (PD).

Sono da evidenziare questi ultimi due interventi. Burtone è intervenuto da medico e si è detto convinto che l’istituto del consenso informato serva a rafforzare il rapporto medico-paziente. Ha sottolineato inoltre che le DAT non hanno carattere obbligatorio, bensì sono un atto libero lasciato alla libertà del paziente. Infine ha evidenziato come i ruoli di vigilanza dei medici e dei fiduciari previsti nel testo rappresentino una garanzia per il paziente. La relatrice Lenzi, dopo aver risposto a tutti gli intervenuti, ha invece precisato che “l’oggetto delle cure e delle terapie non sono i corpi o le patologie, ma le persone. Persone che hanno proprie opinioni, una propria fede religiosa, che possono anche essere contrarie alla medicina tradizionale (il 10% della popolazione). Tutte queste convinzioni non possono essere trascurate, né in base alla nostra Costituzione, né in base alla modalità in cui viviamo la nostra società pluralista”.

Naturalmente il giornale dei vescovi è già sul piede di guerra dando spazio sulle proprie pagine ai soli contrari al testo facendoli apparire come maggioranza. Tutti gli altri quotidiani e tg, sebbene abbiano dato ampio spazio all’appello di dj Fabo indirizzato al Presidente della Repubblica, non si interessano ancora dell’iter di questa proposta di legge.