VI Conferenza nazionale sulle droghe, Perduca: “Rilanciamo la necessità un’Agenzia nazionale della Cannabis”

Nel salutare la creazione del tavolo presso il Ministero della Salute, l’Associazione Luca Coscioni rilancia l’idea di un’Agenzia Nazionale della Cannabis”. La proposta è stata fatta da Marco Perduca, che per l’Associazione segue il tema e che ha fatto parte del tavolo tecnico della VI Conferenza Nazionale sulle droghe che il Governo ha convocato a Genova il 27 e 28 novembre a Genova. Secondo Perduca l’agenzia dovrebbe essere “dedicata esclusivamente all’attuazione e funzionamento di tutti i soggetti coinvolti, oltre che per la definizione di un sistema di accreditamento per la concessione di autorizzazioni alla esportazione/importazione e coltivazione dei prodotti a base di cannabis da parte di molteplici concessionario come previsto dal testo unico degli stupefacenti. Purtroppo lo Stabilimento di Firenze ha dimostrato i suoi limiti”.
“A 15 anni dall’adozione della legge che ha consentito la prescrizione dei cannabinoidi terapeutici in Italia” prosegue Perduca “e da cinque dall’avvio della produzione a Firenze, occorre predisporre una riforma strutturale per garantire la continuità di piani terapeutici di migliaia di persone che sistematicamente rimangono senza prodotti. Nel momento in cui il Governo Draghi predispone  bandi per la coltivazione di cannabis terapeutica occorre che i Ministeri coinvolti tengano di conto dei problemi registrati negli anni a livello centrale e periferico circa la reperibilità dei prodotti.

Non è più rinviabile una valutazione delle norme che continuano a creare irragionevoli ostacoli al rispetto del diritto alla salute occorre quindi avanzare proposte concrete. Le annunciate gare d’appalto, per quanto necessarie, potrebbe non essere sufficienti, occorre rivedere strutturalmente i meccanismi di importazione dei prodotti e riformare il sistema che governa le licenze sulla cannabis istituendo un’Agenzia Nazionale che si faccia carico di gestire quanto già previsto dalla legge correggendo quanto ha creato problemi.

La Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961 impegna gli stati firmatari, tra cui l’Italia, a controllare la coltivazione, e commercio della cannabis ad uso scientifico e terapeutico. A tal fine la Convenzione richiede le parti di stabilire “un’agenzia governativa” per sorvegliarne la coltivazione (art. 22, 23 (3), 28 (1) Convenzione Unica sugli Stupefacenti 1961).

A oggi in Italia questo ruolo è ricoperto dall’Ufficio centrale stupefacenti del Ministero della salute che, al pari dello Stabilimento di Firenze ha dimostrato i propri limiti operativi a evitare che il fabbisogno nazionale, che secondo l’Onu è passato dai 40 kg del 2013 ai 2.900 kg del 2021, venga soddisfatto. Andrebbe perseguita la strada della Germania dove la produzione della cannabis terapeutica è gestito dall’Agenzia Federale del Farmaco (equivalente dell’AIFA in Italia) per mezzo di due autorità: l’Ufficio Federale dell’Oppio (competente per le importazioni) e l’Agenzia della Cannabis (competente per la produzione) che garantisce la continuità terapeutica per pazienti preservando il controllo di quantità, qualità e sicurezza della cannabis terapeutica in commercio.