Talidomide: necessario applicare la legge e rispettare le richieste dei malati. Interrogazione al Ministro della Salute

 

Intervento dell’on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali e di Valerio Federico e Yasmin Ravaglia, rispettivamente coordinatore e vicepresidente della Cellula Coscioni di Milano

Il talidomide è un principio attivo contenuto in vari farmaci la cui somministrazione nel mondo, tra la fine degli Anni Cinquanta ed i primi Anni Sessanta, provocò tante malformazioni gravi nei neonati. In Italia si stimano le vittime in 600/700, ma un censimento ufficiale non è mai stato fatto. Nel 1962 il Ministero della Sanità ne ordinò il divieto (G.U. 186/1962) del commercio ed il ritiro dal mercato con un ritardo di 6 mesi rispetto agli altri Paesi europei. Eccetto che in Italia e Spagna, negli altri Paesi europei, le famiglie colpite dalla embriopatia talidomidica sono state risarcite dalla casa farmaceutica. In Italia si e’ cercato di porre rimedio al mancato risarcimento con la legge 3 febbraio 2006, n.27 che all’art. 3 (intitolato: Assistenza dei soggetti affetti da sindrome da talidomide) (1), oltre a prevedere il riconoscimento giuridico della malattia stabiliva che entro due mesi dall’entrata in vigore della legge, il ministro della Salute emanasse un decreto per attuare la legge. Ma nessuna di queste misure e’ stata ancora applicata.

Secondo l’Associazione TAI Onlus e la Cellula dell’Associazione Coscioni di Milano, per i soggetti affetti da sindrome da talidomide e’ necessario, oltre al rispetto delle misure previste nella sopraccitata legge, un risarcimento come compenso da parte dello Stato italiano ed un vitalizio mensile. Inoltre dovrebbe essere prevista, senza vincoli di reddito, la reversibilità delle pensioni dei genitori ai figli nati con malformazioni attribuibili all’assunzione del Talidomide. Questi provvedimenti costituirebbero, soprattutto un diritto di eguaglianza, anche ai sensi della recente Convenzione Onu per i Diritti delle Persone Disabili (diritto ad una vita dignitosa e rispetto delle norme sulla “Vita Indipendente”); inoltre sarebbero un riconoscimento per i sacrifici economici, il lavoro di una vita da parte dei genitori per sostenere i figli, oltre alle sofferenze psicologiche indicibili provate da queste famiglie abbandonate per 50 anni dallo Stato.

Insieme ad altri deputati ho rivolto (2), quindi, al ministro della Salute un’interrogazione per sapere, prima di tutto, il motivo per cui non sono state applicate le misure previste nell’art. 3 della legge 3 febbraio 2006, n.27 e quando si riterrà di applicarle; e poi se non si ritiene necessario accogliere le richieste sopra descritte avanzate dall’Associazione TAI Onlus e dalla Cellula Coscioni di Milano.

(1) “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, recante misure urgenti in materia di università, beni culturali ed in favore di soggetti affetti da gravi patologie, nonche’ in tema di rinegoziazione di mutui”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2006

(2) Fulvia Bandoli, Marco Beltrandi, Sergio D’Elia, Bruno Mellano, Maurizio Turco, Katia Zanotti

il testo dell’interrogazione: http://www.donatellaporetti.it/intg.php?id=727