Suicidio assistito, per la seconda volta è stata condannata un’Azienda sanitaria

Suicidio assistito antonio asur marche

Suicidio assistito Antonio ASUR Marche condannata: il Tribunale ha ordinato all’Azienda sanitaria unica regionale di verificare che il malato abbia i requisiti per l’accesso all’aiuto al suicidio, come indicato dalla Consulta.

Suicidio assistito Antonio ASUR Marche, il commento di Filomena Gallo: “Reiterato ostruzionismo che comporta negazione di diritti costituzionali e prolungarsi delle sofferenze dei malati. È ora che rispettino la legalità anziché continuare a negarla”

Nel giro di sette mesi arriva la seconda confermadopo l’ordinanza del Tribunale di Ancona sul caso di Mario – che il diritto, in presenza di una richiesta, ad essere sottoposto a verifiche per poter procedere legalmente all’aiuto al suicidio assistito, così come sancito dalla Corte Costituzionale non può essere ignorato dalle aziende sanitarie: queste sono infatti obbligate ad accertare le condizioni necessarie per l’accesso alla pratica. Sull’obbligo del Servizio Sanitario nazionale e regionale ad effettuare tali adempimenti al fine di rispettare la Sentenza 242/19 della Corte costituzionale anche il Ministero della Salute lo scorso 9 novembre  ha inviato una comunicazione alle Regioni.

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Con una ordinanza di fine gennaio, i giudici marchigiani hanno, infatti, ordinato alla Azienda Sanitaria Unica Regione Marche di procedere con la verifica delle condizioni di Antonio, malato tetraplegico da 8 anni, per l’accesso all’aiuto al suicidio assistito, così come sancito dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019.

Il giudice ordina testualmente all’Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, ad accertare: 

  • se Antonio è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili;
  • se sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli;
  • se le modalità, la metodica e farmaco prescelti siano idonei a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile

Secondo l’ordinanza infatti “diversamente opinando, si arriverebbe ad una abrogazione tacita della pronuncia della Corte Costituzionale e al mantenimento dello status quo ante rispetto alla pronuncia”. Abrogazione che per legge non è possibile perché una sentenza della Corte Costituzionale non può essere riformata o cancellata dal Parlamento o da un Tribunale ordinario.

➡ Suicidio assistito Antonio ASUR Marche, Filomena Gallo: “Il Tribunale sottolinea che la sentenza 242/2019 prevede il dovere del Servizio sanitario nazionale di accertamento sulle condizioni”

Anche in questo caso i Tribunali affermano il diritto della persona malata ad ottenere le verifiche necessarie così come previsto dal giudicato costituzionale per poter  procedere legalmente in Italia con auto-somministrazione del farmaco letale. Il diniego opposto dall’Asur, alla luce della consulta e delle motivazioni contenute nella decisione del Giudice ordinario, risulta illegittimo“, ha dichiarato Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e membro del collegio difensivo di Antonio, composto anche dagli avvocati Massimo Clara, Angelo Calandrini, Giordano Gagliardini, Francesca Re, Francesco Di Paola e Rocco Berardo.

“Il Giudice autore dell’ordinanza, nell’applicare la portata della sentenza costituzionale, precisa che la sentenza di incostituzionalità sul caso Cappato- Antoniani  non si è limitata a dichiarare una condizione di non punibilità e i suoi requisiti, come sostenuto dalla difesa dell’Azienda sanitaria unica regionale, ma ha altresì dettato dei presupposti procedurali (accertamento della struttura sanitaria pubblica e parere del comitato etico) che sono imprescindibili ai fini della non punibilità ha continuato, poi, Gallo.

“Si tratta di procedure che coinvolgono soggetti terzi — rispetto a colui che vuole porre fine alla propria vita e da colui che verrebbe incriminato di aiuto al suicidio — che devono essere necessariamente coinvolti in un’ottica di tutela del soggetto debole. Ne consegue che tale sentenza non può che avere risvolti sotto il profilo civilistico e in particolare delle prestazione che il cittadino-paziente ha diritto di richiedere al sistema sanitario nazionale e ai suoi attori-organi”.

“L’ordinanza rigetta dunque tutte le contestazioni formulate dall’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche che continua ad opporsi alla decisione della Corte costituzionale, sminuendone o addirittura cercando di annullarne la portata normativa. Il reiterato ostruzionismo dell’azienda sanitaria sta comportando una continua negazione di diritti costituzionali ma soprattutto il prolungarsi delle sofferenze dei malati. Auspichiamo che a fronte della conferma degli obblighi del Servizio sanitario nazionale derivanti dall’affermazione del diritto ad accedere alla morte assistita sancito dalla Corte costituzionale, l’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche collabori al rispetto della legalità anziché continuare a negarla”.  

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Il testo dell’Ordinanza

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