Relazione di apertura di Marco Cappato al XVII Congresso dell’Associazione Luca Coscioni

Marco Cappato

La necessità di misure per uscire dalla crisi ci pone di fronte ad alternative storiche. È tempo che nell’agenda parlamentare entrino non solo le questioni economiche ma anche le libertà individuali, componenti fondamentali dell’idea stessa di democrazia. Come Associazione Luca Coscioni ci possiamo intestare un contributo determinante ad alcune delle più importanti riforme laiche dopo le leggi su divorzio e aborto, come la cancellazione degli assurdi divieti imposti dalla precedente Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, il testamento biologico e anche il diritto al suicidio assistito, che è già riconosciuto in Italia nessuno ne è a conoscenza, dato che manca una legge.

Molte migliaia di persone sarebbero già nelle condizioni di ottenere l’aiuto a morire legalmente dopo la sentenza della Corte Costituzionale, della Corte di Assise di Massa e grazie alle nostre azioni di disobbedienza civile. Siamo uno dei pochi Paesi al mondo dove è possibile ottenere l’aiuto a somministrarsi una sostanza letale. Su questo stiamo seguendo due casi: uno in cui l’ASL si è preoccupata di investire il comitato etico come indicato dalla Consulta, l’altro in cui invece hanno risposto con un diniego a procedere, senza offrire opportune spiegazioni.

Per questo, serve urgentemente una legge: per stabilire procedure certe, chiarire a tutti le professionalità coinvolte e cosa occorre fare, suddividendo inequivocabilmente ruoli e competenze, senza il rischio di essere vittime di attacchi giudiziari.

Il Vaticano nei giorni scorsi ha bollato come complici di un crimine chi aiuta le persone a morire, riferendosi di fatto anche ai giudici della Corte costituzionale, negando inoltre i sacramenti a chi vuole smettere di soffrire. Non si vedeva da tempo un simile attacco della Chiesa nei confronti di un’istituzione italiana e della popolazione. La Santa Sede così spinge verso l’eutanasia clandestina, promuovendo illegalità e discriminazione, chiudendo gli occhi sugli atroci viaggi della speranza imposti a quei malati ai quali vuole togliere persino la possibilità di restare nella Chiesa.

Ed è anche per loro che noi andiamo avanti. Ci stiamo attrezzando per rispondere ancora meglio alle tantissime richieste di aiuto che ci arrivano. Non promettiamo di legalizzare l’eutanasia per un futuro eventuale: lo stiamo già facendo ora, grazie agli oltre 2500 iscritti all’associazione.

Dopo la sentenza della Consulta, temevo che il quarto criterio per accedere al suicidio, ovvero la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, potesse escludere i casi come quello di Davide Trentini, il quale, a differenza di Fabo, non era dipendente dall’uso di macchinari, anche se era legato a trattamenti indispensabili alla sopravvivenza.

Ma la visione del Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, l’avvocato Filomena Gallo, che ha coordinato la mia difesa e quella di Mina Welby nel processo di Massa, nell’indicare, insieme al contributo tecnico offerto dal dottor Mario Riccio, la strada e la strategia per ampliare tale diritto anche a chi è tenuto in vita da tutti i trattamenti di sostegno vitale, si è rivelata vincente. Restano fuori dai requisiti attualmente previsti persone come i malati di cancro, non dipendenti da sostegno vitale, ma che ugualmente vivono una situazione non più sopportabile. E li vogliamo aiutare.

Azioni dirette e un’efficace strategia giudiziaria sono gli elementi cardine del nostro agire per realizzare le riforme laiche in Italia con al centro le libertà.

Per compiere l’ultimo passo per una buona legge sul fine vita l’ostacolo non è rappresentato da Salvini, Meloni e le parti politiche storicamente ostili nei confronti di questi temi. Ma da chi si è dichiarato favorevole: 5 stelle, PD, LEU… a loro diciamo: “Vi abbiamo preparato il lavoro”, come fu per il testamento biologico, quando la politica recepì ciò che era stato creato in giurisprudenza. Serve ora un atto di assunzione di responsabilità, nonostante i condizionamenti del Vaticano, dettati dalla paura che i Parlamentari e i partiti possano compiere quel che hanno promesso ai loro elettori.

Occorre però amplificare la nostra voce, far sapere dell’esistenza dei nuovi diritti sul fine vita.

Mi rivolgo ai Parlamentari: la nostra non è una richiesta di attenzione, ma un’offerta di aiuto. Abbiamo un bagaglio di esperienze e proposte rispondenti alle richieste che provengono dal corpo dei malati e dai tribunali, in grado di far compiere un passo avanti alla qualità del processo decisionale politico. Come in passato, portiamo soluzioni utili a fronteggiare le tante sfide ancora aperte, come quella di una legge sull’aborto da cambiare, la legalizzazione delle droghe, gli ultimi divieti in materia di fecondazione assistita da eliminare, le discriminazioni imposte alle persone con disabilità, un sistema sanitario nazionale da rivisitare.

Abbiamo libertà da difendere, e suggerimenti su come investire gli aiuti dell’Europa nella maniera migliore. Come coglieremo questa storica e irripetibile opportunità? Tra i progetti al vaglio delle istituzioni ci sarebbe anche la costruzione di nuove carceri. Ecco, se questa fosse la destinazione prevista, allora ci dovremmo battere perché nelle casse statali non arrivino dall’Europa risorse da sprecare così male.

Siamo testimoni e protagonisti di un’occasione unica per rivitalizzare il Paese, siamo saliti su un treno che forse non tornerà più, per compiere un salto di qualità nell’ambito della ricerca, della sanità, della salute. Esigiamo che si punti a queste priorità, non all’aumento di spese inutili, del clientelismo, delle burocrazie e altri sprechi.

La ricerca è l’investimento riconosciuto da tutti come fondamentale per il futuro. Occorre lavorare su come rendere più efficace il sistema scientifico italiano: questo è il punto fondamentale! Bisogna investire in prevenzione: il piano per fronteggiare le pandemie non viene aggiornato da 12 anni, così come quello del Servizio sanitario nazionale. La proposta elaborata da Marcello Crivellini e Fabrizio Starace, presentata qui al Congresso, va in questa direzione. al centro ci sono le disabilità, la malattia mentale, la prevenzione e la cura come elemento chiave della riqualificazione del settore, il potenziamento delle cure domiciliari, delle strutture diurne come alternativa alle grandi strutture ospedaliere. Con proposte del genere allora sì che vale la pena richiedere fondi del MES.

Insieme a Science For Democracy, a livello internazionale continueremo a batterci per il rispetto di un altro diritto umano riconosciuto dall’ONU, quello di godere dei benefici del progresso scientifico e delle sue applicazioni. Non c’è nulla di più attuale dato il tema dei vaccini. Cosa succederà infatti quando scopriranno e produrranno il vaccino contro il coronavirus? Dobbiamo batterci perché venga messo a disposizione di tutti, non solo di chi se lo potrà permettere. La questione vaccino, nell’ambito della libertà di scienza, sarà il primo banco di prova dopo il riconoscimento, nel febbraio 2020, di tale diritto a livello universale con il commento generale ONU.

Libertà civili, investimenti su scienza, salute e disabilità, diritto universale ad accedere al vaccino: abbiamo un programma di Governo da portare avanti insieme a chi vorrà farlo proprio.