Pma. Al via udienza che deciderà sul divieto di eterologa

La Stampa
Lusso Luca

La Corte Costituzionale ha iniziato l’udienza che dovrà decidere sul divieto di fecondazione eterologa stabilito dalla legge 40 del 2004. L’udienza si è aperta con l’intervento del giudice Giuseppe Tesauro. Entro la serata di domani è prevista la decisione dei giudici. 22 MAG – È cominciata presso la Corte costituzionale l’udienza pubblica che dovrà decidere sul divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 del 2004. Di fronte alla Consulta i casi di tre coppie, per cui i tribunali di Firenze, Catania e Milano hanno sollevato la questione di incostituzionalità sul tema della donazione di gameti (ovociti e spermatozoi) esterni alla coppia. Non è la prima volta che la suprema Corte è chiamata a pronunciarsi sulla legge 40. Già nel 2006 con un’Ordinanza veniva dichiarata manifestatamene inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’art. 13 della legge 40 (Sperimentazione sugli embrioni umani), mentre successivamente nel 2009, sentenza n. 151 la Consulta dichiarava l’incostituzionalità dell’articolo 14, comma 2, nel punto in cui prevede che ci sia un “unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre” di embrioni. Questa volta invece la Corte costituzionale è chiamata pronunciarsi sul divieto di applicazione di tecniche eterologhe previsto dalla legge numero 40 del 2004. La norma infatti, prevede che possano accedere alle tecniche in questione le coppie infertili e sterili, ma vieta alle coppie sterili che non hanno gameti idonei per una gravidanza, l’accesso alla donazione di gameti. Le posizioni sono nette. Da un lato l’avvocato dello Stato, Gabriella Palmieri che ai giornalisti presenti, al termine dell’udienza, ha dichiarato “il giudice non deve supplire alle carenze del Parlamento: se il divieto di fecondazione eterologa deve cadere è necessaria una legge”. Di fronte ai giudici della Suprema Corte l’avvocato Palmieri ha sostenuto come “il divieto di fecondazione eterologa è coerente con l’impostazione dell’intera legge” e “una sua eliminazione secca senza una legislazione che disciplini compiutamente tutti gli aspetti creerebbe un vuoto normativo”. Dall’altro lato l’avvocato Gian Domenico Caiazza, che assiste alcune coppie e un gruppo di associazioni, che alla stampa alla fine dell’udienza ha riferito come il divieto di fecondazione eterologa “discriminatorio perché è inconfutabile che soggetti affetti da medesima patologia possono in alcuni casi accedere al diritto alla procreazione e in altri vederselo negato”. “Di fatto – è stata la tesi dell’Associazione Luca Coscioni nei giorni precedenti – la norma effettua una ingiustificata discriminazione in base alla patologia perché chi ha una forma di infertilità più grave perché è sterile non può ricevere l’ applicazione di una tecnica medica perché vietata dalla legge. I giudici dei tre Tribunali evidenziano che è leso il principio di uguaglianza previsto all’art. 3 della Carta costituzionale, e con esso gli articoli 2, 29, 31, 32 della Costituzione”. Questo perché, sempre secondo l’Associazione Coscioni “le tecniche con gameti di donatore anonimo ed esterno alla coppia sono state applicate in Italia fino al 2004 in tutti i centri privati autorizzati”. Secondo Filomena Gallo, segretario dell’Associazione e avvocato della coppia che ha presentato ricorso presso il tribunale di Firenze, “la dichiarazione d’incostituzionalità del divieto di eterologa non crea vuoto normativo, perché la legge 40 prevede che non nascano legami con il donatore biologico – art. 9- prevede le tutele massime per i nati da fecondazione con gameti di donatori e circoscrive l’accesso alla fecondazione assistita alle coppie di maggiorenni, di sesso diverso e in età fertile Articolo 4 commi 1 e 2. Inoltre è bene precisarlo la normativa sulla donazioni di organi applicata anche ai centri di Pma prevede la tracciabilità e quindi l’assoluta possibilità di rintracciare i donatori e avere tutte le informazioni necessarie per una eventuale cura”. Di tutt’altra opinione Eugenia Roccella, ex sottosegretario alla Salute nel precedente governo e ora deputata del Pdl, che nei giorni scorsi ha scritto ai parlamentari dicendo che “se la Consulta decidesse per una modifica del testo attuale, ci troveremmo davanti a un vuoto legislativo che necessiterebbe di una robusta regolamentazione. In altre parole: se la Consulta facesse cadere il divieto della fecondazione eterologa, il Parlamento sarebbe costretto a legiferare, perché l’insieme della normativa vigente – nazionale ed europea – non regola alcuni passaggi fondamentali”. Insomma, secondo la Roccella, sarebbe inevitabile per il Parlamento “ricorrere a una nuova legge” in quanto diventerebbe “impossibile affrontare adeguatamente con semplici decreti del Ministero della Salute, eventuali linee-guida, o anche accordi Stato-Regioni, i problemi che l’introduzione della fecondazione eterologa porrebbe”. La decisione dei giudici della Corte Costituzionale si prevede che arrivi entro la serata di domani.