Dichiarazione di Alessandro Capriccioli, membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni
Dopo la bocciatura alla Camera della proposta di legge sull’omofobia, nel Partito Democratico è esploso il cosiddetto "caso" della deputata Paola Binetti, responsabile di aver votato con il centrodestra la pregiudiziale di costituzionalità.
Sarebbe appena il caso di ricordare, tuttavia, che appena due anni fa, quando ricopriva la carica di senatrice del PD, la Binetti ebbe a definire l’omosessualità "una devianza della personalità" e "un comportamento molto diverso dalla norma iscritta in un codice morfologico, genetico, endocrinologico e caratteriologico". Piuttosto che stracciarsi le vesti adesso, quindi, ci sarebbe da chiedersi perché il "caso Binetti" non sia scoppiato allora: e per quale motivo i vertici del PD, che oggi gridano allo scandalo invocando la laicità e paventando un provvedimento degli organi di garanzia (senza considerare, peraltro, che i problemi dovrebbero risolversi con la politica, e non con le espulsioni), allora non abbiano ritenuto di intervenire, favorendo in tal modo il radicamento nel partito di posizioni fondamentaliste e confessionali. La sensazione è che il Partito Democratico, che a parole dovrebbe rappresentare lo schieramento progressista del paese, sia invece sistematicamente in ritardo rispetto alle istanze provenienti dalla società civile, in particolar modo sul fronte dei diritti individuali delle persone e della loro autodeterminazione: e che si trovi puntualmente a dover riparare alla meno peggio gli errori -specialmente le colpevoli omissioni- commessi nel passato. Mutatis mutandis, sorge un angoscioso quesito: dovremo aspettare che questa maggioranza approvi una legge proibizionista sul testamento biologico, per ascoltare dal PD una parola finalmente chiara sull’argomento?
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