Nuova udienza al TAR sulla Class action in merito agli ausili protesici

Oggi 7 giugno si svolge l’udienza pubblica dinanzi al TAR Lazio sulla Class Action promossa dall’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Marco Gentili, Edward Von Freymann, Alessandro Bardini e con gli  interventi ad adiuvandum di 5 persone (alcuni saranno presenti in udienza), contro il Ministero della Salute al fine di garantire un percorso di erogazione appropriato di ausili e protesi, volto a garantire un’efficace risposta alle singole esigenze delle persone che ne hanno bisogno.

Dichiara Filomena Gallo, avvocato, segretario dell’associazione Luca Coscioni, codifensore: “abbiamo chiesto in tutte le forme possibili al Ministro della Salute di attuare normative in vigore, per rimuovere immediatamente ogni ostacolo che impedisce a chi ne ha bisogno di ricevere i giusti dispositivi in base alle proprio esigenze, ma ad oggi nessuna risposta. Anche il nuovo Nomenclatore tariffario che si vuole approvare mantiene tutte le criticità che creano una lesione di diritti fondamentali alle persone con disabilità. Si chiede rispetto di diritti fondamentali della persona, è così difficile?”.

Gli avvocati Francesca Re, Angelo Calandrini, Massimo Clara e Rocco Berardo, hanno inoltre depositato per 5 persone con disabilità, interventi ad adiuvandum nella Class Action, ma segnalano che le richieste di interventi sono veramente tante, riferibili a  disservizi di varia natura nell’acquisizione di cateteri, traversine, pannoloni e carrozzine, soprattutto nel Lazio. 

L’avvocato Dario Capotorto, codifensore con anche l’avvocato Chiara Geremia:Il Ministero della Salute ipotizza che le esigenze di contenimento della spesa pubblica renderebbero superflua ogni istruttoria nonché il coinvolgimento delle Associazioni dei disabili nelle attività ricognitive sull’adeguatezza del nuovo sistema di approvvigionamento degli ausili e protesi (che prevede procedure di acquisto centralizzate anche per ausili che, ad avviso dell’Associazione, richiedono misure di personalizzazione che mal si conciliano con acquisti massivi). L’interpretazione ministeriale si scontra con gli artt. 3, 32 e 117 della Costituzione e con il rispetto di diritti fondamentali riconosciuti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia con Legge 3 marzo 2009, n. 18) e in particolare con l’art. 4 paragrafo 3 della Convenzione ove si stabilisce che “nell’elaborazione e nell’attuazione della legislazione e delle politiche da adottare per attuare al Convenzione, così come negli altri processi decisionali relativi a questioni concernenti le persone con disabilità, gli Stati Parti operano in stretta consultazione e coinvolgono attivamente le persone con disabilità, compresi i minori con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative”. Norma internazionale, questa, che si salda nel sistema domestico per il tramite degli art. 3 e 117 della Costituzione, supportando il modello di eguaglianza, con una dimensione partecipativa che riafferma il diritto delle persone con disabilità di essere coinvolti nei processi decisionali che li riguardano. Inoltre, la lettura del Ministero della Salute viola i principi di diritto enucleati dalla Corte Costituzionale sul rapporto tra i diritti delle persone disabili e le esigenze di contenimento della spesa pubblica. E in particolare gli insegnamenti della sentenza 16 dicembre 2016, n. 275 in cui la Consulta ha chiarito che “il concetto di equilibrio del bilancio va correttamente inteso nel senso che è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio e non l’equilibrio di questo a condizionare la doverosa erogazione delle prestazioni per realizzarlo” (in termini Corte Cost. 275/2016, cit.).