La notizia è atterrata ieri pomeriggio a Milano come un fulmine a ciel sereno. Il movimento per la Vita ha stretto un accordo con la clinica Mangiagalli: d’ora in poi ogni volta che una donna si recherà presso il reparto di Ginecologia con l’intenzione di interrompere la gravidanza, verrà invitata dai medici a fare un incontro con i volontari antiabortisti del Movimento per la Vita.
Valerio Federico, segretario dei radicale milanesi e cons.generale dell’Ass. Coscioni, commenta la novità senza giri di parole: “Grave. Noi avevamo denunciato già mesi fa la pericolosità della situazione: è inaccettabile che il Movimento per la Vita abbia alcune sedi all’interno degli ospedali e addirittura nei reparti di ginecologia come, ad es, a Bergamo. Si verifica continuamente, così, una lesione della privacy per le donne che vogliono abortire. Una pressione psicologica ai limiti dell’illegalità”.
“Non abbiamo niente in contrario – prosegue Federico – a che una donna scelga autonomamente di rivolgersi a questo movimento prima di decidere se interrompere o no la gravidanza. Ma deve sceglierlo lei, non deve sentire questo consulto come imposto. L’incontro con i volontari antiabortisti deve essere una decisione della donna, non un suggerimento dei medici che se proprio devono dare un consiglio indichino il consultorio più vicino”.
“Non c’è bisogno che nei consultori e negli ospedali si intrufolino volontari antiabortisti che non hanno nessuna qualifica, e che, in una fase dove la donna ha già deciso ottengono l’unico risultato di alimentarne eventuali sensi di colpa”.
“Tutto questo è inaccettabile e la Rosa nel Pugno di Milano si attiverà ancora una volta, se necessario organizzando un presidio sotto la clinica Mangiagalli, affinché questo accordo non diventi operativo e i medici non siano spinti da un protocollo imposto dall’alto a suggerire a tutte le donne intenzionate ad interrompere la gravidanza un “consulto preventivo” con gli attivisti del Movimento per la Vita”.
Milano, 28 novembre 2006