“Dichiararsi incompetenti sarebbe da Don Abbondio delle istituzioni”

Liberi Subito Lombardia

Ieri, sotto Palazzo Lombardia, c’è stata una manifestazione promossa dall’Associazione Luca Coscioni

Ieri mattina sotto Palazzo Lombardia si è tenuta la manifestazione promossa dall’Associazione Luca Coscioni per esortare il Consiglio Regionale a discutere la proposta di legge regionale Liberi Subito sul fine vita, attualmente a rischio di essere affossata. Con le firme di oltre 8.000 persone e il parere favorevole di più di 50 giuristi tra i più autorevoli, come Vladimiro Zagrebelsky, Tullio Padovani, Roberto Bin e Massimo Rossi, la proposta chiede di garantire i tempi di risposta e l’erogazione di servizi sanitari previsti dalla sentenza “Cappato/Dj Fabo” della Corte costituzionale sul suicidio assistito.

Durante l’ultima seduta della Commissione Affari Istituzionali e Sanità, la maggioranza ha dichiarato “incompetenza” in materia, evitando un dibattito aperto. Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha denunciato questa scelta intervenendo così alla manifestazione: “Si stanno preparando a nascondersi dietro a un dito. I Consiglieri della maggioranza (con l’eccezione di Gallera), ma in controtendenza con le precedenti dichiarazioni anche il Presidente Fontana, comportandosi alla don Abbondio invocano una inesistente ‘incompetenza’ del Consiglio regionale, cercando così di sottrarsi alle proprie responsabilità nei confronti di malati e medici. La Lombardia ha il diritto e il dovere di stabilire procedure sanitarie adeguate, come fanno altre Regioni. La legge ‘Liberi Subito’ garantisce le modalità di attuazione di un diritto fondamentale per i malati lombardi e indica una responsabilità istituzionale che non può essere ignorata. In Lombardia, almeno dieci persone hanno già richiesto il suicidio assistito, ma mercoledì 19 si voterà per confermare un’“incompetenza” della Regione che, secondo Cappato e numerosi esperti, è del tutto infondata, in quanto già oggi la Regione deve rispondere alle richieste dei malati pur in assenza di procedure precise. Anche i medici hanno diritto di lavorare in un quadro normativo chiaro,” ha dichiarato Cappato, affiancato da esponenti del Pd, M5S e del Patto Civico, tra cui Pierfrancesco Majorino, Carmela Rozza, Nicola Di Marco, Michela Palestra e Luca Paladini.

Anche Massimo Rossi, giurista e membro del collegio di difesa di Cappato nella storica sentenza Cappato/Dj Fabo, ha espresso il proprio dissenso: “Le affermazioni secondo cui la Regione Lombardia non avrebbe competenza in materia non sono condivisibili. Al contrario, giuristi di rilievo come il professor Zagrebelsky hanno ribadito che la competenza regionale in ambito sanitario include la regolamentazione dell’accesso al suicidio assistito. La sentenza Cappato/Antoniani ha delineato un quadro giuridico chiaro che conferma il ruolo delle ASL regionali nel fornire prestazioni per il fine vita”.