Applicazione della legge 194: la Lombardia oscura alcuni dati

Lombardia aborto dati 2023

Le giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove, autrici dell’indagine “Mai Dati” resa nota con l’Associazione Luca Coscioni, sono tornate a chiedere i dati alle Regioni: la Lombardia ha fornito dati parziali, oscurandone alcuni, incompleti e difficilmente interpretabili, impedendo un’analisi della situazione

QUI i dati parziali sugli obiettori. QUI la mappa del 2022

A tre anni dalle prime richieste di Chiara Lalli e Sonia Montegiove di avere dati aperti e per singola struttura per capire se e come è applicata la legge 194 in Italia, la situazione rimane incerta. Dato che l’ultima relazione del Ministero della Salute sull’attuazione della legge risale a ottobre 2023, con i dati definitivi del 2021, Lalli e Montegiove hanno scritto, alcuni mesi fa, alle Regioni chiedendo i dati per struttura e più aggiornati. I dati inviati sono incompleti e a volte difficilmente consultabili.

In particolare, la Lombardia ha inviato dati parziali, non leggibili, non interpretabili dall’intelligenza artificiale e non comparabili con i dati degli anni precedenti, impedendo di fatto un’analisi della situazione.

I dati richiesti riguardavano il numero di operatori sanitari obiettori di coscienza (rispetto al totale degli operatori del reparto di riferimento) per singolo ospedaliero e non aggregati per Regione e suddivisi per categoria professionale (ginecologi, anestesisti, personale non medico), l’elenco completo di tutti i punti IVG e dei punti non IVG, numero IVG e aborti spontanei precedenti, IVG e settimana di gestazione, tempi di attesa tra certificazione e intervento, IVG e tipo di intervento, giorni di ricovero – se previsti – e divisione chirurgico e farmacologico.

La Regione Lombardia, a questa richiesta, ha risposto con due tabelle in pdf, quindi con dati chiusi e non lavorabili, parziali e risalenti al 2022. In particolare, alcuni dati sul personale non obiettore sono stati oscurati con la seguente motivazione: “in ottemperanza alla normativa sulla protezione dei dati personali, in ragione della scarsa numerosità, al fine di ridurre al massimo il rischio di reidentificazione degli interessati”.

Quindi in 28 strutture non sappiamo il numero di ginecologi non obiettori (6 non sono punti IVG), in 25 strutture non sappiamo il numero di anestesisti non obiettori (5 non sono punti IVG), in 5 strutture non sappiamo il numero di professioni non mediche non obiettori (4 non sono punti IVG).

“Per esercitare un diritto ci serve l’informazione e quindi ci servono i dati. Questi dati devono essere aggiornati e dettagliati, leggibili e uniformi. Altrimenti è come invitare a cena qualcuno e dargli una vecchia mappa del quartiere. Come arriva a casa vostra o all’indirizzo dell’appuntamento?”, hanno dichiarato Chiara Lalli e Sonia Montegiove. “In Lombardia non abbiamo dati di qualità e utilizzabili. Perché i dati sono illeggibili, contenuti in pdf, gli # oscurano alcuni numeri di non obiettori e le righe accorpate non sono interpretabili. E su questo la stessa Regione Lombardia sembra d’accordo, visto che nel Piano Sociosanitario integrato Lombardo 2024 – 2028 (ODG 656) sottolinea che ‘i dati istituzionali a disposizione sono quelli raccolti annualmente dal Ministero della Salute e si tratta di dati in formato chiuso, quindi poco utili per analisi sistematiche e consultazioni specifiche. Inoltre si tratta di dati aggregati che non consentono di effettuare valutazioni per singola struttura in merito alle tempistiche e alle modalità con le quali vengono resi i servizi. Risulta quindi indispensabile avviare una raccolta sistematica dei dati e una altrettanto sistematica pubblicazione degli stessi al fine di garantire la tutela di un diritto fondamentale e l’erogazione di servizi efficienti’. Dunque, cosa aspettiamo?”

“La mancanza di dati aggiornati e per singola struttura non ci permette di capire com’è davvero applicata la legge sulla interruzione volontaria della gravidanza – aggiunge la Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo – ed eventualmente di migliorare questo servizio. L’accesso alle informazioni è un diritto fondamentale ed è una condizione necessaria della garanzia di ogni diritto. Dati vecchi e per media regionale possono dirci davvero poco. Chiediamo alle istituzioni di garantire l’accesso ai dati disaggregati e di permetterci di sapere che cosa succede nelle singole strutture. Solo così possiamo sapere se e come è applicata la 194 e se l’esercizio di un diritto tanto importante, com’è quello alla salute, è garantito a tutte le donne”.

Per chi volesse raccontare o segnalare casi di cattiva applicazione della 194 c’è Freedomleaks, promossa dall’Associazione Soccorso Civile con il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni. Freedomleaks permette di trasferire informazioni e segnalazioni in merito al rispetto delle leggi che riguardano i diritti e le libertà delle persone, in maniera sicura, riservata, anonima.