Macerata dice si al testamento biologico

Carlino, Cronanche Maceratesi, Radio Erre, Vivere Macerata
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Il voto sul testamento biologico fa onore al civismo di Macerata

Il “testamento biologico” è una dichiarazione di volontà autenticata del notaio con la quale una persona in pieno possesso delle proprie facoltà mentali dispone di esser lasciata morire nel caso in cui si trovasse in un permanente e irreversibile stato vegetativo e fosse tenuta in una “ pseudo vita” solo con strumenti artificiali. E’ appunto questo che l’altra sera il consiglio comunale di Macerata ha approvato votando per l’istituzione di un registro pubblico nel quale inserire i testamenti biologici che via via saranno fatti in città .

L’Italia non ha ancora una legge che disciplini tale materia, ma i Comuni favorevoli ad attribuirle la capacità di produrre effetti giuridici sono ormai centocinquanta, fra cui, come Macerata, vari capoluoghi di provincia. Questo testamento è frutto di una liberissima scelta individuale. Non c’è nulla che lo renda obbligatorio e nulla che lo impedisca. Ognuno si regoli come crede. Il fatto che il consiglio comunale maceratese gli abbia dato legittimità non è un appello alla cittadinanza affinché tutti se ne dotino, ci mancherebbe altro, ma esclusivamente il riconoscimento del diritto del singolo individuo di pronunciarsi, se vuole, sul proprio futuro. E sia d’insegnamento la tormentata vicenda di Eluana Englaro, la ventiduenne di Lecco che nel 1992 fu vittima di un incidente stradale, ne riportò lesioni craniche a tal punto gravi da ridurla a un corpo senz’anima che per ben diciassette anni rimase immobile e incosciente in un letto d’ospedale nutrita da macchine. Fu allora il padre Beppino a non accettare che a sua figlia fosse riservato un così disumano destino e in ogni modo si batté per l’interruzione di quell’accanimento che la rendeva viva da morta e morta da viva.

Diciassette anni, rendiamoci conto. Se prima dell’incidente Eluana avesse fatto un testamento biologico – allora non se ne parlava nemmeno – la sofferenza di chi le voleva bene (non la sofferenza di lei, che non era più lei e nulla sentiva, né dolore né amore) non sarebbe durata così a lungo. Finalmente, fra tante polemiche di natura apparentemente ideale ma nella sostanza di squallida parte politica (Berlusconi osò affermare che in quello stato Eluana avrebbe potuto concepire e generare un figlio!), Beppino Englaro riuscì a ottenere dalla magistratura il consenso allo spegnimento di quelle macchine. Ma – ripeto ancora – ci vollero diciassette anni, 6.205 giorni! 

Per la massima assemblea di Macerata – “Civitas Mariae” – non è stato facile, al termine di un animato e animoso confronto dialettico, riuscire nell’impresa a mio avviso altamente civile di decretare legittimità al testamento biologico. I contrari erano infatti numerosi, alcuni per estremistiche, antistoriche e malposte ragioni di fede (la vita e la morte appartengono a Dio, discuterne è diabolico!) e altri per calcoli di militanza politica. Un po’ quello che in tema di unioni civili è capitato in Italia col “Family Day” dell’oltranzismo cattolico contro il riformismo di cultura laica, ignorando che Papa Francesco – cattolico? – è su scala mondiale il leader spirituale del progresso per la dignità degli esseri umani.

E l’altra sera ce ne sono stati pure nel Pd, di questi “oltranzisti”. Un Pd che anche stavolta – il tema era delicato, d’accordo, ma in tali casi si può ricorrere a preventive consultazioni interne per mantenere, in pubblico, un minimo di compattezza – ha perso l’ennesima occasione di rivelarsi un vero partito. A Macerata il gruppo consiliare del Pd conta dodici membri. Ebbene, uno era assente, uno si è astenuto e gli altri dieci hanno votato cinque a favore e cinque contro, fornendo così la prova anche aritmetica di una inesorabile e genetica incompatibilità intestina.

Risultato finale? Quindici “sì” per il testamento biologico, fra cui, decisivi, i tre “grillini”. E dodici “no”: le forze sedicenti “liberali” (poveri Benedetto Croce, Luigi Einaudi e Giovanni Malagodi, che triste destino!) , le liste civiche di destra e, come s’è detto, mezzo Pd. Ora, grazie a un emendamento anch’esso approvato, la delibera sarà  trasmessa al parlamento e al governo con l’auspicio del varo di un’apposita legge (campa cavallo, per quella sulle unioni civili ci son voluti vent’anni !). Un’impresa, ripeto, che dal mio punto di vista pone in luce il “civismo” della città. A chi darne il merito? Anzitutto allo scrittore David Miliozzi, capo della lista civica  “Pensare Macerata” che ha sostenuto Carancini come sindaco. Per lui il testamento biologico è un punto fermo da sempre e ci si è battuto con un’ostinazione che gli fa onore , dapprima presentando un ordine del giorno che sotto il profilo giuridico è stato arricchito dalla competenza di Bruno Mandrelli, uno dei pochi “numeri uno” del Pd, e poi con un ampio e appassionato intervento nel corso del quale, per rilevare quanto poco, stavolta, c’entri la religione, ha ricordato quel “Lasciatemi tornare al Padre …” che il morente papa Giovanni Paolo II (cattolico?) pronunciò contro ogni inutile accanimento terapeutico. Tutto è bene quel che finisce bene. E dico “bene” perché sono convinto che nonostante la sua proverbiale e fatalistica disillusione la gente di Macerata – molto meno , ahimè, fra i seggi del consiglio comunale – possiede una virtù di enorme impatto civile: il rispetto di ciascuno verso gli altri e degli altri verso ciascuno.