Legge 40: “Il Ministro Fedeli sostiene la riforma”

Roma, Senato della Repubblica, 13 giugno.

A 12 anni dal referendum sulla Legge 40, che proponeva 4 quesiti referendari di abrogazione di divieti (della legge sulla fecondazione assistita), dopo 3 divieti cancellati dalla Corte Costituzionale, e 38 procedimenti giudiziari, rimane in vigore un divieto che era stato oggetto di quesito referendario, il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica.

Ritorniamo con l’Associazione Luca Coscioni dalle Istituzioni chiedendo una presa di posizione in merito. Questo il tema del Convegno “A dodici anni dal referendum della legge 40: gli ultimi divieti da cancellare” organizzato oggi a Roma.

Attualmente le blastocisti/embrioni non idonei per una gravidanza che non possono essere traferiti in utero per non creare nocumento alla salute della donna sono crioconservati presso i centri di procreazione medicalmente assistita senza alcuna destinazione poiché la legge 40 del 2004 ne vieta la distruzione e l’uso per la ricerca scientifica.

Lasciare inutilizzata e destinata, nel tempo, alla distruzione in azoto liquido una simile riserva di potenziali informazioni rappresenta non solo uno spreco ma un’amara e ingiusta risposta alle migliaia di persone malate che soffrono aspettando che la ricerca fornisca loro una cura.

Per fornire dei numeri, si pensi che, secondo i dati del Ministero della Salute prima del 2004 vi erano circa 30.000embrioni crioconservati. Successivamente al 2004 da un primo censimento nella relazione al Parlamento del 2007 troviamo che quei 30 mila embrioni sono stati utilizzati per tecniche di PMA e che vi sono 3415 embrioni in stato di abbandono, senza nessuna specifica sugli embrioni non idonei per una gravidanza.

Si tratta di un problema normativo che, secondo l’Associazione Luca Coscioni, è tempo di risolvere. Il Convegno ha messo mette a confronto tutti, auspicando finalmente di trovare una soluzione.

“La conoscenza e la scienza sono da annoverare tra i pilastri di una società aperta e democratica basata sullo Stato di Diritto, la sola in grado di consentire il pieno godimento dei diritti umani stabiliti e delle libertà civili” sottolinea Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, che continua Dall’incontro di oggi salutiamo positivamente la presa di posizione della Ministra Valeria Fedeli, che oggi ha comunicato di mantenere il proprio sostegno alla proposta di legge attualmente in discussione al Senato in XII COMM per la riforma della legge 40, a prima firma Emila Grazia De Biasi, per la rimozione del divieto alla ricerca sugli embrioni.”

L’impegno della Ministra Valeria Fedeli rappresenta un elemento concreto di speranza in più per abolire una proibizione che va contro la scienza e contro i malati.

Il Senato attualmente vede in XII Commissione incardinata la riforma della legge 40, che potrebbe eliminare il divieto di donazione alla ricerca di embrioni che mai saranno utilizzati per una gravidanza e garantire l’accesso alla PMA a tutte le persone che per avere un figlio hanno bisogno dell’aiuto della medicina della riproduzione.

Nel contempo chiediamo:

  • al Ministro della Salute che renda noti nella relazione al parlamento presentata i dati in merito ai trattamenti di Procreazione medicalmente assistita cui sia stata applicata la “Diagnosi Preimpianto”, in particolare: le percentuali di impianto degli embrioni su cui sia stata applicata la tecnica diagnostica; il numero degli eventuali embrioni crioconservati che a seguito di PGD non sono stati trasferiti in utero per non creare nocumento alla salute della donna nel rispetto della sentenza 151/2009; e di includere nei LEA la diagnosi preimpianto attualmente esclusa.   

Conclude Marco Cappato, Tesoriere di Associazione Luca Coscioni: “L’Italia è frenata da un astratto concetto di vita. In Italia e non solo, infatti, troppe ideologie e assolutismi, in particolare religiosi, ostacolano l’avanzamento della ricerca che potrebbe portare un giorno benefici per persone affette da malattie che oggi non lasciano speranza di vita”.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      “Scienza e politica hanno da sempre nel nostro Paese un rapporto difficile, ma non impossibile, e la libertà di ricerca ci colloca in una delle zone pulsanti della contemporaneità nell’affermare diritti delle persone” conclude Cappato.