L’Editto-Fatwa dei tre ministri:Minacce ed intimidazioni fuorilegge, cosa non farebbero per accontentare il Vaticano

Cellula Coscioni Lecco

 La Cellula Coscioni Lecco e l’Associazione Radicali Lecco non possono che dirsi indignati per l’ennesima circolare-editto-fatwa integralista di stampo clerico-fascista che il solito Ministro Sacconi, questa volta in buona, si fa per dire, compagnia di altri due ineffabili Ministri della Repubblica, ha provveduto a pubblicare.

Al buon Ministro Fazio, ben poco pratico per fare ottenere un minimo di finanziamenti ai L.E.A., Livelli Essenziali di Assistenza, per il rinnovo del  Nomenclatore  e degli ausili tecnologici per i disabili, al ministro Maroni, federalista a parole e centralista negli atteggiamenti, al recidivo Ministro Sacconi allenato nell’ editare minacciosi quanto illegittimi proclami ricattatori ci sentiamo di rispondere attraverso le parole del nostro amico e  compagno di Associazione Virgilio Meschi, Coordinatore della Cellula Coscioni Lecco

 

Il cittadino di un paese normale sarebbe portato a pensare che una circolare, frutto delle  intelligenze unite di ben tre ministri della repubblica, rappresenti il massimo in termini di legalità, diritto e libertà.
Invece Maroni, Sacconi e Fazio, con la sottosegretaria Roccella dietro le quinte (ma non troppo) sono riusciti a produrre un bell’esempio di prevaricazione e negazione dei diritti individuali del cittadino, complice probabilmente anche questo clima di progressiva decadenza  e di imminente caduta.
Sto parlando di quella disposizione che invaliderebbe l’atto di istituzione del registro delle direttive anticipate di trattamento (testamento biologico), che numerosi comuni italiani (alcuni anche in provincia di Lecco) hanno istituito o si apprestano a farlo.
Io non sono così sicuro che una circolare ministeriale possa avere maggior valenza rispetto ad una delibera di un’amministrazione comunale e non voglio neppure addentrarmi in questa discussione.
Credo però di non essere molto lontano dal vero se ritengo che ad ispirare tale provvedimento non siano stati gli ideali di libertà, di chiarezza, di trasparenza e di rispetto dei diritti civili dei cittadini; atteggiamento che ci si aspetterebbe da chi rappresenta le istituzioni a tale livello.
Immagino quindi che tale uscita, tempestivamente prodotta a pochi giorni di distanza da una trasmissione televisiva che ha avuto il torto di trattare alcuni argomenti scottanti e di essere stata seguita da un pubblico un po’ troppo numeroso per i gusti dei suddetti ministri,  scaturisca dall’atteggiamento ideologico fondamentalista  di cui questi sono portatori. Il tutto alimentato dalla necessità di dover servilmente rendere conto delle proprie azioni a quella parte della gerarchia ecclesiastica che si arroga il diritto di essere l’unica interlocutrice credibile riguardo alle tematiche etiche, dimenticandosi sovente che  Repubblica Italiana e  Stato Vaticano non sono esattamente la stessa cosa.
Quella stessa gerarchia ecclesiastica che in questi giorni, attraverso il giornale che li rappresenta, si è scatenata in una campagna di disinformazione e di diffamazione nei confronti di cittadini che si sono adoperati e continuano ad adoperarsi per il rispetto dei diritti civili di ogni persona.  A tale proposito un’ arrogante penna del quotidiano dei vescovi, tra le tante perle prodotte,  è giunto perfino a definire il genovese don Gallo con l’epiteto di “servo vanitoso”, forse specchiandosi, senza volerlo, in quella immagine deformata.
Quanto all’utilizzo della solita definizione “cultura di morte”, da contrapporre alla “cultura per la vita”, cui ricorre spesso chi non ha altri argomenti per affrontare i temi dell’accettazione/rifiuto di un trattamento sanitario e delle tematiche del fine vita, si accetti una volta per tutte che l’eutanasia non è la stessa cosa dell’interruzione o del mancato inizio delle cure.  Ci si documenti, prima di pontificare, su cosa significhino eutanasia e il rifiuto volontario delle cure. Ci si informi su cosa avviene quotidianamente, a questo proposito, negli ospedali, nelle case di cura, negli hospice e al domicilio del paziente in merito ad eutanasia e desistenza terapeutica.
Scelte, queste, che vengono operate da sanitari e/o parenti, probabilmente anche alla faccia di chi le subisce, quindi nella clandestinità, nell’ assoluta mancanza di regole certe e  condizionate da opinioni ed interessi che potrebbero anche per nulla rispettare il volere dell’interessato, che in quel momento si trova nelle condizioni di non poterlo esprimere.
L’istituzione di un registro dei testamenti biologici si configura quindi, al momento, quale unico strumento a disposizione dei cittadini per testimoniare una scelta della persona e per tutelare il diritto all’autodeterminazione in materia sanitaria. Diritto sancito dalla nostra costituzione e ribadito da convenzioni internazionali (Oviedo) e confermati da alcune sentenze (caso Englaro, caso Welby). Proprio la giurisprudenza fa ritenere che il suddetto registro costituisca uno dei  passi fondamentali per la tutela di un diritto fondamentale della persona.
Con buona pace di tutti coloro che per ideologia, religione o semplice opinione la pensano diversamente: a loro sarà sempre lasciata la facoltà, nel merito delle questioni anzidette, di scegliere in altro modo o di far scegliere ad altri.

 

Come puntualizza Bruno Fabretto, Presidente della Associazione Radicali Lecco

L’intimidazione ai Comuni che hanno formalizzato il Registro dei testamenti biologici è priva di forza e di valore, salvo quello mediatico, in quanto tutti i Comuni italiani devono registrare i testamenti ricevuti in base alla legge in vigore ( DPR 445/2000 – Art 53 Registrazione di protocollo – comma 5: “Sono oggetto di registrazione obbligatoria i documenti ricevuti e spediti dall’amministrazione e tutti i documenti informatici. Ne sono esclusi le gazzette ufficiali, i bollettini ufficiali ……..”

La formalizzazione del Registro dei testamenti biologici da parte dei Comuni non è, dunque, nient’altro che un atto politico senza alcun onere aggiuntivo sul piano amministrativo.

Quindi, signori Ministri, per vostra buona pace e di tutti coloro che intendono la democrazia come prevaricazione e coercizione, le nostre associazioni continueranno a sostenere il deposito dei Testamenti Biologici presso i Comuni e l’istituzione, assolutamente legale ed auspicabile, dei Registri Telematici delle D.A.T. (Disposizioni Anticipate di Trattamento sanitario) quali  espressione esemplare della principale se non unica funzione di ogni istituzione pubblica, quella di  servizio al cittadino.

 

 

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