La risposta di Filomena Gallo e Francesca Re dopo le dichiarazioni della Ministra sull’obbligo dei medici di denunciare casi di gravidanza per altri
Le ultime dichiarazioni della Ministra Eugenia Roccella riguardo alla gravidanza per altri (GPA) rivelano una preoccupante mancanza di conoscenza delle procedure e delle normative vigenti non solo sulla GPA, ma in generale sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). Affermare che un medico debba segnalare alla Procura il modo in cui sono nati i bambini non ha senso: innanzitutto, perché un medico, che sia un pediatra, un ginecologo o un medico di cure primarie, dovrebbe sapere se i bambini sono nati da PMA? Nella maggior parte dei casi, i nati da fecondazione assistita, soprattutto quando nati da tecniche omologhe (in cui si utilizzano i gameti della coppia), non vengono dichiarati al medico.
Tale dovere è previsto per i medici nella loro veste di pubblici ufficiali, quindi medici ospedalieri, direttori sanitari, medici di cure primarie, che, ai sensi dell’art. 361 del codice penale hanno il dovere di denunciare reati di cui hanno avuto notizia nell’esercizio o a causa delle loro funzioni. Questo non è invece applicabile a tutti gli altri medici che invece, ai sensi dell’art. 365 del codice penale, non sono obbligati alla denuncia del reato quando questo esporrebbe la persona assistita a procedimento penale.
Inoltre il Garante per la Privacy è stato molto chiaro sulla tutela dell’anonimato dei nati da queste tecniche e ha stabilito che, per loro, non possono essere creati dei registri speciali. I nati da GPA sono riconosciuti come nati da fecondazione omologa o eterologa, e i dati relativi rimangono nei centri di PMA con garanzia di anonimato. È fondamentale sottolineare che normalmente, nella maggior parte dei paesi che prevede la GPA, la gestante non ha alcun rapporto genetico con il nato, in quanto l’ovocita appartiene alla madre intenzionale o a una donatrice esterna. La Ministra ha anche dichiarato che “chi ha commissionato, violando la legge, la maternità surrogata, non ha un problema di salute”. Ricordiamo alla Ministra che migliaia di donne, in Italia, non possono cominciare o portare a termine una gravidanza per ragioni di salute: cardiopatie, patologie autoimmuni, renali e neurologiche, diabete non compensato, endometriosi, malattie ossee e oncologiche, sindrome di Rokitansky, cioè donne nate senza utero. E questo è il motivo per cui ricorrono alla GPA.
Le affermazioni della Ministra sembrano mirate a spaventare piuttosto che a informare, poiché nei 66 paesi in cui la maternità surrogata è regolamentata esistono leggi specifiche, mentre in Italia ci troviamo davanti a un divieto assoluto, che non farà altro che incentivare la clandestinità e quindi gli abusi, lasciando aperte moltissime questioni applicative. Per un dibattito costruttivo e informato, è fondamentale basarsi su dati accurati e una comprensione approfondita delle pratiche attuali. Per questo invitiamo la Ministra a informarsi meglio prima di creare allarmismi e rischiare che famiglie con figli nati da GPA possano rinunciare, per la paura di denunce, a portare i propri figli ai controlli periodici necessari a tutelare il loro sano sviluppo.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.