Le ultime parole di Ines: “Finalmente potrò smettere di soffrire”

Conferenza stampa Ines

La donna, 51 anni, affetta da Sclerosi multipla è morta oggi in Svizzera. QUI la storia di Ines

L’Azienda sanitaria locale a cui si era rivolta per la richiesta di accesso al suicidio medicalmente assistito in Italia non ha ad oggi trasmesso la relazione finale ed il parere del Comitato etico

La testimonianza di “Ines” (nome di fantasia), la donna lombarda di 51 anni, che è stata accompagnata in Svizzera per accedere al “suicidio medicalmente assistito”:

Sono malata di sclerosi multipla. Ormai è diventata secondariamente progressiva. Il mio corpo non risponde più a nessuna delle mie richieste. Non passerà mai. Io ho dei dolori veramente insopportabili. Ho deciso di andare in Svizzera perché purtroppo l’Italia tarda a rispondermi. Ho chiesto anche di poter morire in Italia, ma la risposta si allunga e la Svizzera mi ha accolto prima. Finalmente potrò realizzare il mio sogno di smettere di soffrire.

“Non devono più ripetersi vicende come questa, dove una persona che aveva diritto a essere aiutata a terminare la propria vita in Italia, nel pieno rispetto della legge, si vede costretta ad andare a morire in un altro Paese. Come Associazione Luca Coscioni chiediamo a tutte le Regioni italiane di approvare la nostra legge regionale ‘Liberi Subito’, che definisce tempi e procedure certe per dare risposta a chi chiede di morire, per impedire che a sofferenze insopportabili si aggiungano i danni dell’accanimento burocratico”, ha dichiarato alla stampa Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e responsabile legale di “Soccorso Civile”, insieme a Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, iscritti a “Soccorso Civile, che hanno accompagnato “Ines”.

“Nonostante il ‘suicidio medicalmente assistito’ sia legale in Italia a determinate condizioni, previste dalla sentenza 242 del 2019 delle Consulta, il Servizio sanitario non garantisce tempi certi per effettuare le opportune verifiche. Molti pazienti rimangono in attesa di ASL e comitati etici territoriali che, per verificare le condizioni e le modalità, possono impiegare anche mesi. Un tempo che molte persone malate con sofferenze intollerabili non hanno. Per questo, nel rispetto delle competenze territoriali, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso a livello nazionale la campagna ‘Liberi Subito’ con una raccolta delle firme per una proposta di legge regionale che garantisca il percorso di richiesta di “suicidio medicalmente assistito” e i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti per giungere a una risposta da parte del Servizio sanitario”, ha dichiarato l’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del team legale.

“Ines” (nome di fantasia), donna lombarda di 51 anni, affetta da quasi vent’anni da sclerosi multipla, è morta questa mattina in Svizzera, dove ha avuto accesso al “suicidio medicalmente assistito”. È stata accompagnata da Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, iscritti a “Soccorso Civile”, l’Associazione che fornisce l’assistenza alle persone che hanno deciso di porre fine alle proprie sofferenze all’estero, e di cui è presidente e responsabile legale Marco Cappato. L’azienda sanitaria locale, alla quale la donna aveva inviato lo scorso maggio la richiesta per poter accedere al “suicidio medicalmente assistito”, reso legale in Italia dalla sentenza 242 del 2019 (sul caso Cappato-Antoniani), a oggi non ha ancora trasmesso la relazione finale e il parere del comitato etico.

Dopo una prima diffida da parte di “Ines”, tramite i suoi legali coordinati dall’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, la commissione medica della ASL ha visitato la donna due volte, senza fornire la valutazione sulla sussistenza delle condizioni e le modalità per procedere, incluso il parere del comitato etico competente. Così, qualche giorno fa “Ines” ha diffidato nuovamente l’azienda sanitaria, evidenziando come la recente sentenza della Corte costituzionale (n. 135/2024) abbia chiarito che il Servizio sanitario deve intervenire “prontamente” per assicurare lo svolgimento dell’iter di accesso al suicidio assistito. La ASL, la scorsa settimana, ha risposto prendendo tempo e comunicando che la relazione medica è stata inviata al comitato etico.

“Ines” era in possesso di tutti i requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale, ma ha comunque deciso di andare in Svizzera per accedere all’aiuto alla morte volontaria perché ormai le proprie sofferenze erano divenute tanto insopportabili da renderle impossibile attendere ancora altro tempo.