Incontro Coronavirus, Scienza e Diritti: il resoconto della terza sessione

Proseguono gli appuntamenti settimanali dell’Associazione Luca Coscioni in diretta streaming ogni sabato mattina su GoToWebinar, Facebook, YouTube e sito web. Incontri online con autorevoli esponenti del mondo scientifico, accademico, politico e giuridico, per promuovere un dibattito aperto a tutti, condividere conoscenza e formulare proposte concrete volte ad affrontare l’emergenza sanitaria da covid-19 che stiamo vivendo.

Condotto dai vertici dell’Associazione Filomena Gallo, Marco Cappato, Marco Perduca e il Prof. Michele De Luca, il terzo incontro (che ha totalizzato oltre 14.000 visualizzazioni su tutte le piattaforme) ha continuato ad approfondire le tematiche legate a coronavirus, scienza e diritti, con un focus particolare sul ruolo della comunicazione nella gestione dell’emergenza e il delicato aspetto della privacy connesso ai modelli di contact tracing, come potenziali strumenti per il contenimento della pandemia.


— Ipotesi il futuro —

Quando potremo iniziare a parlare di ripresa post lock-down? E in che termini? Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha specificato che “bisognerà convivere con il virus fino al vaccino”, abituandosi gradualmente all’uso delle mascherine (in arrivo) e al distanziamento sociale. Secondo il viceministro, un possibile allentamento delle misure di contenimento potrebbe avvenire dopo Pasqua, a fronte di un considerevole calo dei contagi. Nel frattempo, occorre investire tempo e risorse per la preparazione della cosiddetta “fase 2”, anche perché, fino alla messa a punta del vaccino, potrebbero esserci nuovi focolai da gestire. 

Sileri ha poi affrontato il tema caldo dei “test sierologici”, che sarebbero “utili a livello scientifico per comprendere lo stato dell’arte della epidemia”, ma non rappresenterebbero la base su cui impostare una ripresa vera e propria.  

Sulle questioni più importanti da affrontare in un prossimo futuro, è intervenuto anche Michele Usuelli, Pediatra e Consigliere Regionale Lombardia Più Europa – Radicali che dopo aver fatto un punto sulla situazione politico-sanitaria in Lombardia, ha evidenziato come il problema della sanità non sia nell’alternativa pubblico-privato, ma dell’aziendalizzazione delle prestazioni che hanno portato a privilegiare quelle remunerative, lasciando fuori la sorveglianza epidemiologica.


— Scienza trascurata —

Sul legame tra scienza e politica e sulla urgente necessità di sensibilizzare maggiormente al ruolo della scienza e della ricerca, ora più che mai, è intervenuto Gilberto Corbellini, dirigente CNR e membro dell’Associazione Luca Coscioni. Esiste un’etica della ricerca scientifica a cui tutti gli scienziati dovrebbero fare riferimento, per far sì che la percezione sociale della scienza possa riprendere il suo vigore, dopo essere stata spesso maltrattata. 

Una cosa è certa: questo processo non è favorito dalla enorme quantità di “spazzatura scientifica” che si sta producendo in queste settimane in riferimento alla pandemia da Covid-19, per dirla con le parole di Enrico Bucci, PhD Adjunct Professor in Systems Biology Sbarro Health Research Organization della Temple University, impegnato da inizio epidemia a far chiarezza nel mare magnum di informazioni prodotte e divulgate.

Secondo Bucci, oltre la metà delle pubblicazioni scientifiche sul Covid-19 da gennaio ad oggi non ha una base scientificamente verificata. Da qui l’appello a non fondare decisioni su una “scienza che è più vicina all’opinione informata che ad una scienza basata sull’evidenza”. Occorrerebbe, dunque, un coordinamento nazionale, a garanzia della produzione e della comunicazione scientifica. 


— La sfida per la comunicazione —

Ma come si racconta un’emergenza sanitaria di questa portata ai cittadini? Qual è il ruolo dei giornalisti nel comunicare rischi e decreti rimanendo imparziali? Una corretta informazione, come ha sottolineato Franco Di Mare, vicedirettore di Rai 1, è il primo supporto della democrazia di un Paese. E’ d’accordo Enrico Mentana, direttore del TG LA7, che si è soffermato sulle difficoltà di fare informazione in un momento storico così delicato. Da qui il complesso equilibrio tra il rispetto delle comunicazioni ufficiali e la necessaria spinta a cercare e raccontare anche realtà parallele che portano con sé l’evidenza di ciò che non va. “Ora più che mai l’informazione deve stare alla finestra e raccontare ciò che vede, cercando di non distorcere la realtà”, ha concluso Mentana.

Una realtà che deve essere raccontata necessariamente da più voci, come ha sottolineato Giulio Enea Vigevani, professore di diritto costituzionale alla Bicocca di Milano, per dar vita a quel pluralismo informativo, cardine fondamentale di una vera democrazia e strumento prima di contrasto al conformismo dell’informazione. In particolare è il Servizio Pubblico radiotelevisivo che dovrebbe garantire, sempre e comunque, la possibilità di confronto, anche negli aspetti più complessi di opposizione tra posizioni  ufficiali e autorevoli. In tempi di emergenza, la libertà di informazione diventa preziosissima anche per il mantenimento dell’ordine sociale e la fiducia nelle Istituzioni, contro il pericolo della “disinformazione organizzata”.

Sulla necessità di intervenire contro una cattiva informazione per tutelare la comunicazione scientifica durante l’emergenza Coronavirus, è intervenuto anche il Professor Antonio Nicita, membro Agcom, che ha illustrato le difficoltà di rappresentare la scienza come produttrice di verità chiara e la necessità di dare conto in modo trasparente delle incertezze anche all’interno del dibattito scientifico.


— Contact tracing —

È proprio vero che se in Corea del Sud l’andamento della pandemia è stato migliore di quello in Italia è grazie all’utilizzo delle app di contact tracing? Francesco Paolo Micozzi, professore di Informatica giuridica presso l’Università di Perugia, ha cercato di far chiarezza su tutte le sfumature da tenere in conto su questa tecnologia come potenziale strumento di contenimento alla diffusione del virus, soprattutto in vista della cosiddetta “fase 2”. Condizione essenziale per lo sviluppo e l’adozione di questo modello, secondo il Prof. Micozzi, è la definizione scientifica di un nesso di causalità tra l’andamento dell’epidemia e l’uso di app di contact tracing.

Mutuare automaticamente esperienze altrui sarebbe controproducente. Ma cosa serve sapere esattamente? Quali sono le informazioni realmente utili per tracciare pazienti e cittadini? A fare il punto sulle tecnologie potenzialmente utili a questo scopo, è intervenuto Stefano Zanero, professore presso il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria presso il Politecnico di Milano.

Secondo Zanero, se il requisito posto dai virologi è aiutare il contact tracing fatto oggi manualmente e applicarlo in maniera estensiva, allora è indispensabile capire la vicinanza delle persone. E questo può essere fatto tramite celle telefoniche, GPS, bluetooth.

Ovviamente la selezione della app nazionale per contenere l’epidemia è in corso e ci sono già servizi di raccolta di informazione attivi. I dati in ballo sono molti ed occorre sapere quali criteri saranno seguiti per il loro trattamento.