Il Referendum Cannabis è stato accusato di vilipendio al Tricolore

foto Perduca Soldo Magi

Tra i simboli della raccolta firme, la bandiera italiana con una foglia di cannabis al centro

Marco Perduca dichiara: “Fino agli anni ’50 l’Italia era uno dei massimi produttori mondiali di canapa. Oggi dobbiamo combattere perché la cannabis sia legale”

Il 7 gennaio è la Giornata del Tricolore, la bandiera della Repubblica italiana che abbiamo adottato come vessillo per la raccolta delle firme per il #ReferendumCannabis dell’estate scorsa.

Per aver usato i colori nazionali il Referendum Cannabis è stato accusato di vilipendio al tricolore. Eppure fino agli anni ‘50 l’Italia era uno dei massimi produttori mondiali di canapa, Camillo Benso Conte di Cavour coltivava la pianta nei suoi possedimenti e l’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi indossava brache con tessuto di canapa. Nessuna battaglia come quella per la legalità, troppo spesso negata nel nostro Paese, racconta meglio l’Italia che occorre, niente meglio della cannabis aiuta anche a recuperare tradizioni agrarie e culturali eliminate dall’arbitrio proibizionista.

L’estate scorsa oltre 600.000 persone hanno sottoscritto online il referendum per cancellare le pene su coltivazioni e l’uso personale di cannabis – oltre il 70% di chi ha firmato ha meno di 35 anni – norme che da anni rendono le carceri italiane fuori legge perché strapiene di persone che hanno commesso reati senza vittima. Secondo il Centro europeo per le droghe e le dipendenze, l’uso abituale di cannabis in Italia interessa sei milioni di persone, a fronte di questa popolarità far crescere una pianta o condividerne l’uso resta pesantemente sanzionato.

La questione è semplice: possiamo discutere di cerimoniale ma il vilipendio al simbolo della Repubblica italiana lo facciamo lasciando un fenomeno così vasto, e popolare, alla criminalità non colorandoci di bianco, rosso e verde!