I veleni industriali e politici della Basilicata

 

Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali lucani e Consigliere Associazione Coscioni
Sono in macchina e sto percorrendo la S.S. 407, meglio nota come Basentana. Partendo da Tito scalo ci dirigiamo a Ferrandina. Andiamo a visitare il secondo sito di Bonifica di interesse nazionale della Basilicata, quello della Val Basento. A Ferrandina troveremo quel che resta dello stabilimento liquichimica e soprattutto lo stabilimento Mythen/Ecoil, che è stato finanziato con 45 miliardi di vecchie lire, attraverso la legge 488/92, per svolgere un’attività industriale finalizzata al recupero di oli esausti e di prodotti chimici.  

In macchina chiacchieriamo con il Tenente Giuseppe Di Bello di veleni e cassaintegrazione, di bonifiche fantasma e corruzione, della strage di legalità che produce strage di vite. Stiamo percorrendo quello che potremmo definire un itinerario dei disastri.
Ci dirigiamo verso la “Terra di Nessuno”, che per qualche investigatore è terra amata dai trafficanti di rifiuti tossici. Per ammazzare il tempo sfoglio due documenti piuttosto interessanti: “La caratterizzazione Geochimica dei Siti inquinati di interesse Nazionale di Tito scalo e della Val Basento” e un contratto di sperimentazione tra Metapontum Agrobios(società interamente partecipata dalla Regione Basilicata) e la Mythen Spa.
La stessa Metapontum, che ha dato il suo contributo alla caratterizzazione geochimica del sito di interesse nazionale della Val Basento, stipula un contratto di sperimentazione con la Mythen. Salta all’occhio un possibile conflitto di interesse.
Continuiamo il nostro viaggio nella Basilicata dei veleni industriali e politici.
La Val Basento ha ospitato sin dai primi anni sessanta e fino alla fine degli anni settanta industrie che producevano clorosoda, cloruro di vinile, polivinile cloruro(PVC).
Il Sito dell’area industriale della Val Basento è stato individuato quale sito da bonificare con l’art. 14 della legge 179 del 31 luglio 2002. Sei i comuni lucani coinvolti: Ferrandina, Miglionico, Pisticci, Pomarico, Grottole e Salandra.
Nel 2003 viene approvato il Piano di caratterizzazione preliminare dell’area in cui è insediata la Mythen Spa. Da quel piano emerge “un diffuso stato di contaminazione della falda.”
La Mythen, in base a quello che leggiamo sul sito della società, produce biodisel, olio di soia epossidato, glicerina pura, fosfato monopotassico.
Il Ministero dell’Ambiente ha inserito lo stabilimento Mythen di Ferrandina tra gli stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti.
Dopo circa un’ora di macchina, con il Tenente Di Bello arriviamo a Ferrandina e ci fermiamo a guardare lo scalo ferroviario. Curioso: in una regione che soffre per la grave carenza di collegamenti ferroviari hanno costruito una tratta, che, partendo dal porto di Taranto, consente di far arrivare migliaia di tonnellate di rifiuti liquidi provenienti da tutta Europa presso lo stabilimento Mythen.
La cosa davvero interessante è che lo stabilimento Mythen è stato insediato proprio all’interno del sito di bonifica di interesse nazionale. Naturalmente, sia la bonifica che l’interesse, anche nell’area della val Basento, restano una chimera.
Nel novembre del 2008, l’assessore all’ambiente della Regione Basilicata, Vincenzo Santochirico, dopo un incontro con il management della Mythen, parla di “criticità che non agevolano la produzione, come ad esempio la mancanza della rete fognante”.
Sembra incredibile, ma l’impianto Mythen, oltre ad essere stato ubicato all’interno di un sito di bonifica non bonificato, non dispone né di una rete fognaria, né di un impianto di depurazione.
Con l’instancabile Di Bello e con l’aiuto di un operatore abbiamo documentato l’ennesimo insulto al già martoriato fiume Basento. Dall’impianto Mythen parte un tubo che scarica sostanze inquinanti direttamente nel Basento. Ovviamente si tratta di una macroscopica violazione di legge, ma a partire dall’Assessore Santochirico, più che preoccuparsi della tutela ambientale e della salute dei cittadini lucani, ci si occupa della tutela di altri interessi.
Si ha la sgradevole sensazione che i 70 operai della Mythen vengano utilizzati come scudo per difendere altro.
Come a Tito anche a Ferrandina e nell’intera Val Basento la bonifica langue, i piezometri da cui dovrebbe essere prelevata l’acqua per monitorare lo stato di salute della falda sono arrugginiti.
“La strage di legalità ha sempre per corollario, nella storia, la strage di popoli”, questa frase cara a Marco Pannella rispecchia alla perfezione la realtà lucana. I veleni industriali della Basilicata sono figli dei veleni prodotti da una politica da bonificare. In collaborazione con Radioradicale.it, Fai Notizia e Il Quotidiano della Basilicata abbiamo prodotto un video di 30 minuti sul caso Val Basento/Mythen. Ci auguriamo che le immagini, più che le parole, possano produrre una reazione e una riflessione. La scarsa lungimiranza del ceto partitocratico lucano ha prodotto disastri e sperpero di denaro pubblico. A pochi chilometri in linea d’aria dallo stabilimento Mythen c’è l’area industriale della Felandina,  con capannoni costruiti da anni e non utilizzati: un buco nero che ha inghiottito decine di milioni di euro. La peste lucana continua a mietere vittime, e un intero ceto dirigente, più che pensare alle bonifiche, pensa alle consulenze e ad arricchire il portafoglio clienti. Sono i disastri prodotti da un sistema di potere corrotto e corruttore. I veleni che inquinano le falde e i fiumi lucani, l’aria e la terra di Basilicata, si moltiplicano grazie all’assenza di legalità e stato di diritto. Le ecomafie, in un contesto degradato, trovano di certo terreno fertile per i loro affari.
La Videoinchiesta:
Agenzia Radicale
Approfondimenti e Info
Lucania