Il romano Pontefice, domenica scorsa, ha voluto gratificarci con la parabola del “Colosseo” per esemplificare, all’orecchio dei comuni mortali, il concetto di “cultura della morte”(il tutto, come sempre, a reti unificate). Il tetro mondo di Papa Ratzinger, lo ammetto, mi fa paura. E davvero verrebbe voglia di fuggire dal reale, se la realtà dovesse configurarsi nella società che il primo cittadino dello Stato Vaticano vorrebbe costruire. Una società sessuofobia, dove il piacere è un delitto; una società in cui l’adulterio, l’omosessualità, la masturbazione, le unioni civili, l’utilizzo degli anticoncezionali, l’aborto, sarebbero considerati crimini e come tali perseguiti. Hic sunt leones, sembra voler dire Papa Benedetto guardando il mondo.
Ma noi laici, noi difensori della laicità dello Stato, davvero non ci sentiamo belve feroci, ma piuttosto all’interno del “colosseo” di Ratzinger ci vediamo come coloro che sarebbero inevitabilmente consegnati ai leoni per espiare i propri peccati. Già il peccato…il peccato che diventa reato, come per la legge 40, come quando in questo Paese era vietato il divorzio. Non ce ne voglia Papa Ratzinger, ma nei panni del Nerone di turno lo vedremmo davvero bene. La cultura della morte, ci perdoni il romano pontefice, a nostro avviso è quella che emerge a lettere di fuoco dalle sue omelie e dai suoi scritti, per non parlare del suo operato come dirigente del Sant’ Uffizio. A coloro che vorrebbero affrontare il problema Aids attraverso la castità anziché attraverso campagne di informazione per invitare all’utilizzo del profilattico, a coloro che definiscono l’uso degli anticoncezionali un crimine contro l’umanità, a coloro che vedono nell’uomo un animale da tenere al guinzaglio e da sottomettere a una morale che produce effetti devastanti, noi diciamo, come Carducci fece con il cardinale Mastai-Ferretti: “fatevi un bicchiere.” In questo mondo di camaleonti e di conformismi, così ben rappresentanti dallo Zelig di Woody Allen, può anche capitare che il suo italico doppiatore, al secolo Oreste Lionello, decida di dissociarsi dalle dichiarazioni del regista newyorkese ritenute poco ortodosse, se non eretiche. Per parte nostra, se ci fosse permesso, diremmo ad Allen “Provaci ancora Woody”. E anche noi continueremo a provarci e a lottare contro integralismi e “colossei” che tentano di mettere a morte le nostre libertà individuali e quel bene prezioso che chiamiamo laicità.