Grazie al nostro appello, parzialmente riviste le posizioni del presidente FNOMCeO

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Dopo quasi 3 settimane dal lancio dell’appello del dott. Mario Riccio al Presidente della Federazione dei Medici sul tema dell’eutanasia, 200 i medici firmatari e parziali indietreggiamenti sulle posizioni di chiusura da parte del Presidente.

Ove il legislatore ritenga di modificare l’art.580 c.p. e, quindi, di non ritenere più sussistente la punibilità del medico che agevoli “in qualsiasi modo l’esecuzione” del suicidio, restano valide e applicabili le regole deontologiche attualmente previste nel Codice (deontologico, ndr).

Con questo sintetico ma chiaro monito il Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, dott. Filippo Anelli -sentito il parere della Consulta Deontologica Nazionale, un organo interno alla stessa Federazione- concludeva la lettera rivolta in pratica a tutti i medici italiani.

Va chiarito anche che la mancata applicazione del codice -a cui fa riferimento il Presidente Anelli- prevede la radiazione dall’Albo dei Medici, che si traduce nella perdita della possibilità di lavorare, datosi che l’iscrizione all’Ordine nel nostro Paese è obbligatoria per esercitare la professione in qualsiasi forma. Oltre a questo non secondario aspetto, quello che più colpisce è il messaggio insito nel monito. Al Presidente Anelli sembra impensabile che qualche medico italiano possa ritenere deontologicamente corretto compiere un atto di assistenza al suicidio. Anche qualora ce ne fosse uno, questo dovrà rispondere alla propria “corporazione” prima che ad una permissiva legge dello Stato che un incauto ed avventato legislatore ritenesse di promulgare in spregio alla millenaria tradizione ippocratica, più volte richiamata dallo stesso Anelli.

Sembra che tutto il recente dibattito attorno al fine vita non sia stato sufficiente neanche a far sorgere il minimo dubbio alla Federazione Nazionale dei Medici che alcuni paradigmi etico deontologici stiano mutando. Neanche la prima composta ed autorevole riflessione della Corte Costituzionale ha smosso qualche dubbio sulla necessità di porsi con un atteggiamento diverso verso questi temi.

E’ per queste ragioni che abbiamo pensato, assieme agli amici dell’Associazione Luca Coscioni, di lanciare l’appello “Non in mio nome” rivolto a tutti i medici italiani che non si sentono rappresentati dalle parole del Presidente Anelli. Vorrei ringraziare tutti i circa 200 colleghi che finora hanno già  aderito all’iniziativa. Hanno aderito colleghi di tutte le specialità e impegnati sia nella sanità pubblica che privata. Segno che la riflessione etico deontologica non è riservata solo ad alcune aree della nostra professione direttamente impegnate con il tema del fine vita. Se anche alcuni odontoiatri hanno sottoscritto l’appello, vuol dire che il confronto su questi temi non è una sola esigenza pratica, ma un reale sentire del nuovo ruolo del medico di fronte alle richieste del paziente.

Duecento firme potrebbero sembrare poche, ma siamo convinti che abbiano influito nella decisione del nostro Presidente di rivedere –se pur parzialmente– le sue posizioni, come sembrerebbe leggendo alcune sue successive interviste. E’ necessario ancora mantenere alta l’attenzione affinché chi rappresenta i medici italiani abbandoni un atteggiamento di chiusura autoreferenziale.

Dott. Mario Riccio, anestesista-rianimatore e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni

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