Qualche giorno fa si è spento nella notte il celebre “viaggiatore solitario”? Ambrogio Fogar a causa di un arresto cardiovascolare, aveva appena compiuto 64 anni; forte è stato il dolore e il dispiacere per il sottoscritto e per tutte le persone gravemente disabili come me, che come lui lottano costantemente per vivere in modo più attivo e normale possibile, facendo della propria situazione personale un esempio di vita e di speranza per i disabili e per tutti.
Quando il 10 ottobre dello scorso anno morì il superman cinematografico e leader internazionale per la libertà di ricerca, Christopher Reeve, provai le stesse sensazioni di rabbia, dispiacere e sgomento.
La figura di Fogar (e di tante altre persone anonime) straordinaria rimarrà per la società un fatto incancellabile, che non può e non deve essere sottovalutata.
Fogar da 13 anni era tetraplegico a causa di quello sfortunato incidente automobilistico nel deserto, durante il “raid Parigi-Mosca-Pechino. Divenne così l’avventuriero immobilizzato. Infatti nel 1997 fece una regata in barca a vela ancorato al suo lettino, con la forza della sua mente, aiutò la raccolta fondi per l’associazione mielolesi; e’ stato testimonial di “Greenpeace”? contro la caccia alle balene; scrisse due libri, collaborò con alcune testate giornalistiche tra qui la Gazzetta dello Sport, e infine circa un mese fa si propose come cavia per i promettenti esperimenti del dottore cinese Huang Hongyun, ed era già pronto a partire per la Cina a Pechino, per cercare di dare una speranza di cura a se stesso e a quanti sperano nella scienza per la propria vita.
Il viaggiatore delle imprese estreme, al Polo Nord, nei lanci nel vuoto a paracaduta, ec. ec., che lo hanno reso celebre e amato dal pubblico, dopo il suo incidente l’immagine dell’ eroe dell’ignoto è stata poco evidenziata dai giornali e dai mezzi di comunicazione: ma egli era rimasto sempre un uomo che inseguiva l’avventua come prima, anzi ancor di più, dal momento in qui nonostante il suo gravissimo handicap continuò ad essere determinato ad affrontare imprese complesse.
Spero non si faccia tabula rasa di questo coraggioso uomo, che è stato anche uomo di speranza.
Alessandro Frezzato