Fecondazione: pubblicata in Gazzetta la sentenza. Ora accesso alla PMA per le coppie fertili

Filomena Gallo

Dichiarazione dell’avv. Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, con i colleghi Gianni Baldini e Angelo Calndrini (collegio giuridico difesa coppie fertili portatrici di patologie genetiche)

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza n. 96 del 10/06/2015 emessa dalla Corte Costituzionale le coppie fertili, portatrici di patologie genetiche, potranno accedere alla fecondazione assistita ed in particolare alla diagnosi pre-impianto per conoscere lo stato di salute dell’embrione.

Occorrerà, secondo quanto scritto nella sentenza, che un medico di una struttura pubblica accerti che vi siano i requisiti previsti dall’art. 6 comma 1 lettera b) della legge 194/78 che disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza, cioè “quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna”.

Ora è necessario che le strutture pubbliche autorizzate ad applicare le tecniche in vitro richieste all’interno di un sistema di controllo e autorizzazioni, come previsto dalla stessa legge 40 all’art. 10 comma 1, effettuino realmente le operazioni richieste perché purtroppo, come abbiamo già denunciato in passato, tali strutture non effettuavano diagnosi pre-impianto anche quando richiesto dalle coppie infertili, in piena violazione della legge 40.

Nel 2012 con l’ intervento dei tribunale di Cagliari siamo riusciti a far ordinare l’ esecuzione della tecnica di Pgd all’ ospedale Microcitemico, che pur avendo l’ attrezzatura necessaria, per mancanza di personale non eseguiva la tecnica. È stata fatta una convenzione esterna per l’ esecuzione della tecnica. 

Se le strutture pubbliche  non consentiranno subito l’accesso alla tecnica saremo costretti a ricorrere nei tribunali.

Mentre sarebbe opportuno che il Ministero della Salute aggiornasse le linee guida della legge 40 che prevede  vengano rinnovate “almeno ogni tre anni, in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica”. Infatti la decisione richiama il legislatore ad aggiornare norme e indicazioni in linea con l’evoluzione della scienza, quindi anche ad ampliare la lista delle patologie in continuo aggiornamento per le quali si potrà chiedere l’accesso alla diagnosi pre-impianto.