Estratto intervento congressuale di Mario Riccio

Luca Coscioni scelse di non andare neanche in ospedale durante una ennesima crisi respiratoria e morì a casa propria. Papa Wojtyla accetto solo alcuni trattamenti ( tracheotomia,sondino naso gastrico ) che però ovviamente non furono sufficienti ad evitargli la morte in pochi giorni. Piergiorgio Welby –come noto- accetto per 10 anni il ventilatore meccanico, che infine decise di rifiutare. Cardinale Martini ha atteso serenamente di perdere anche la minima attività respiratoria,facendosi sedare – come risulta dalle cronache – poco prima di morire.
Il problema si pone invece per quei pazienti cronici degenerativi che – privi di alcuna precedentemente espressa volontà-vengono ricoverati in rianimazione senza essere più in grado di intendere e volere, non competent. Abbiamo visto che sono la maggioranza, circa l’80 %.
Il problema non è limitato alla sola terapia nutrizionale per via enterale,come si potrebbe dedurre dall’annoso dibattito sul caso Englaro e dal relativo corto circuito mediatico sondino naso-gastrico/ proposta di legge Calabrò.
Infatti in rianimazione ogni trattamento può essere correttamente definito una forma di sostegno vitale. La ventilazione a mezzo di una macchina,così come la dialisi in sostituzione della funzione renale, i farmaci che sostengono l’attività cardiaca,gli antibiotici per combattere gravi infezioni,le continue trasfusioni di sangue,sono tutte terapie ordinarie e necessarie in rianimazione per sostenere un paziente critico. L’interruzione o anche la sola riduzione di uno dei precedenti trattamenti porta a morte il paziente,alcuni immediatamente altri in un tempo più o meno prolungato.