Emergenza disabili non autosufficienti in Italia

Predisporre anche in Italia, come in Germania, un sistema di assicurazione per i quasi tre milioni di persone – disabili gravi, malati di Alzheimer, “grandi vecchi” – che vivono in condizioni di non autosufficienza: questa la richiesta conclusiva del seminario “Dalla non autosufficienza alla vita indipendente” tenutosi oggi a Roma per iniziativa della Associazione Luca Coscioni.

La Pflegeversicherung – in vigore in Germania – fin dal 1995 – è un’assicurazione obbligatoria finanziata con il metodo contributivo, che interviene in caso di un grave bisogno, protratto nel tempo, di cura e assistenza, oltre che di aiuto nella conduzione domestica.

Destinatari della proposta il Parlamento, il governo e i partiti che, in vista delle elezioni politiche ormai non lontane dovrebbero esaminare a fondo questa tematica e presentare precisi programmi di intervento, quantificando la risorse necessarie e indicando i mezzi di copertura finanziaria.Copertura della spesa relativa recuperando parte dei 150 miliardi di evasione fiscale.

Medici, psichiatri, parlamentari, alti dirigenti di enti pubblici (INPS, AGENAS, Istat, Istituto Superiore Sanità) e il Segretario della Associazione Coscioni Filomena Gallo  hanno posto in evidenza,  dopo aver ascoltato le testimonianze di due malati,   le gravi difficoltà esistenziali ed economiche dei caregiver – almeno tre milioni di congiunti  – lasciati soli a gestire per anni situazioni penose e gravi.

Una situazione che – in mancanza di importanti risorse dedicate – si aggraverà rapidamente per l’invecchiamento della popolazione: in Italia i “centenari”, che oggi sono 17mila, nel 2050 saranno 150mila.

A conclusione del seminario, il Ministro Lorenzin ha sottolineato la necessità di risorse aggiuntive –  per affiancare quanto già previsto nei nuovi LEA e nel piano nazionale per la cronicità –  e di politiche di prevenzione delle malattie mentali.

“Iniziative come la vostra – ha aggiunto invece la Presidente della Camera Laura Boldini – sono rilevanti proprio perché pongono all’attenzione della collettività una condizione dolorosa e diffusa, che troppo spesso rimane invece confinata tra le mura domestiche”.