Secondo l’EFSA, l’editing delle piante non è più pericoloso di incrocio o degli OGM

Marco Perduca commenta la comunicazione di EFSA su editing piante: “Una scelta di buon senso che va contro approcci ideologici sbagliati”

Come comunicato stamani dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), “non c’è bisogno di aggiornare le linee guida Ue per la valutazione del rischio per le nuove tecniche di ingegneria genetica applicate alle piante, perché esse non sono più pericolose della selezione vegetale tradizionale e delle tecniche transgeniche (Ogm).

Secondo quanto riporta EFSA, dopo aver esaminato l’idoneità dei protocolli Ue di valutazione del rischio rispetto a tre nuove tecniche emergenti “gli orientamenti esistenti sono applicabili per la valutazione delle tecniche in questione. Visto che queste non implicano l’aggiunta di nuovo Dna nella pianta, potrebbero essere necessari meno dati per l’esame del dossier”.

“Salutiamo con soddisfazione il fatto che il buon senso scientifico abbia prevalso su approcci ideologici sbagliati – ha commentato Marco Perduca, attivo a livello internazionale a tutela del diritto alla scienza e alla salute insieme all’Associazione Luca Coscioni e a Science for Democracy di cui è presidente – che troppo spesso in Europa stanno circondando l’editing genomico vegetale”.

“Non si vede perché mai si sarebbe dovuto aggiungere altri regolamenti per descrivere un modo di aumentare la biodiversità attraverso sistemi di evoluzione assistita” replicano due ricercatori e consiglieri generali dell’Associazione Luca Coscioni, Roberto Defez, Biotecnologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche e membro dell’Accademia Nazionale dell’Agricoltura, e Vittoria Brambilla, ricercatrice presso l’Università di Milano.

“Le piante che nascono dalla biodiversità spontanea o assistita dalle tecniche appena premiate col Nobel per la Chimica a due scienziate, sono identiche. Nemmeno con i ben noti “tamponi molecolari” si potrebbero vedere differenze tra i due tipi di piante. Quindi non vi vede perché si doveva aggiungere un orpello giuridico per descrivere piante nate dalla “correzione delle bozze” prodotte dalla tecnica nota come CRIRPR” hanno concluso i due biotecnologi.