Il Libro Bianco sulle leggi e politiche in materia di stupefacenti illeciti del 2023 è intitolato “La traversata nel deserto” ed è stato presentato alla Camera il 26 giugno in una conferenza stampa. Il titolo segnala le difficoltà di fronte a chi vuole riformare le leggi e le politiche sulle droghe nel nostro paese.
Attenzione prioritaria della XIV edizione viene posta alle presenze in carcere per effetto della legge sulle droghe 309/90. in particolare rispetto a chi usa sostanze illecite. Nei mesi scorsi, le soluzioni adombrate da esponenti governativi, come quelle del sottosegretario Delmastro, rappresentano un ritorno a decisioni vecchie di almeno 30 anni con proposte di ritorno a quelle comunità chiuse che si configurano più come detenzione appaltata al privato sociale che come risorsa alternativa per la risocializzazione e la salvaguardia della salute fisica e mentale della persona che fa uso di sostanze e si trova in carcere.
Il Libro Bianco ospita uno studio realizzato dall’Ufficio per il Processo della Corte di Cassazione con lo scopo di effettuare una ricognizione empirica della giurisprudenza di legittimità in materia di spaccio di lieve entità. A questo si aggiunge la proposta di legge di modifica della lieve entità, in particolare della sua definizione come fattispecie autonoma.
Nella sezione internazionale si trovano approfondimenti su quanto avviene nel mondo a partire dalle parole pronunciate dal sottosegretario Alfredo Mantovano alle Nazioni unite di Vienna a marzo 2023. Ci sono poi testi di analisi delle politiche sulle droghe lette attraverso la lente del rispetto delle Convenzioni e Patti internazionali in materia di diritti umani, per arrivare a una lettura critica dell’ultimo report dell’International Narcotic Control Board dedicato alle legalizzazioni della cannabis in varie parti del mondo.
Relativamente agli aspetti penali:
- La legge sulle droghe resta il volano delle politiche repressive e carcerarie. Senza detenuti per art. 73 o “tossicodipendenti” non si avrebbe sovraffollamento;
- Oltre un quarto dei detenuti entra in carcere per detenzione di stupefacenti illeciti;
- Il 34% dei detenuti è ristretto a causa della legge sulle droghe, quasi il doppio della media europea (18%);
- Oltre il 40% di chi entra in carcere usa sostanze illecite. Record negli ultimi 17 anni.
Dopo 33 anni di applicazione del Testo Unico sulle droghe noto come Jervolino-Vassalli, i devastanti effetti penali (dell’art. 73 in particolare, che in parte erano toccati dalle modifiche del Referendum dichiarato inammissibile dalla Consulta a febbraio 2022) sono sempre più evidenti. La legge sulle droghe continua a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri.
La legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti illecite così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione.
A fronte di una diminuzione di operazioni antidroga e persone segnalate all’autorità giudiziaria calano anche gli ingressi in carcere per droghe: 9.961 dei 38.125 ingressi in carcere nel 2022 sono stati causati dall’art. 73 del Testo unico, detenzione a fini di spaccio. Si tratta del 26,1% degli ingressi (nel 2021 era il 28,3%).
Sui 56.196 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2022 ben 12.147 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico. Altri 6.126 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope); “solo” 1.010 esclusivamente per l’art. 74. Si tratta del 34,3% del totale. Sostanzialmente il doppio della media europea (18%) e comunque molto di più di quella mondiale (22%).
Preponderanti i dati sugli ingressi e le presenze di detenuti definiti “tossicodipendenti”: lo sono il 40,7% di coloro che entrano in carcere, mentre al 31/12/2022 erano presenti nelle carceri italiane 16.845 detenuti “certificati”, il 30% del totale (+10% sul 2021). Questa presenza record (dal 2006 ad oggi) è alimentata dal continuo ingresso di persone “tossicodipendenti”, che dopo i due anni di pandemia ha ripreso ad aumentare (+18,4% rispetto al 2021).
Causa un inedito diniego circa la condivisione dei dati da parte del Dipartimento delle politiche antidroga, non è stato possibile aggiornare la situazione relativa ai processi in corso per violazioni del testo unico sulle droghe. I dati del 2021 descrivono un paese in cui le persone coinvolte in procedimenti penali pendenti per violazione dell’articolo 73 e 74 sono rispettivamente 186.517 e 45.142. Da notare come, secondo i dati assestati della relazione governativa dell’anno scorso, 7 procedimenti su 10 per droghe termina con una condanna, confermando i dati presentati nelle precedenti edizioni del Libro Bianco.
Continua l’impetuosa crescita delle misure alternative, che sono diventate un’alternativa alla libertà invece che alla detenzione. In un contesto di forte domanda di controllo sociale istituzionale, gli strumenti di diversion e quelli di probation consentono di ampliare l’area del controllo, piuttosto che di limitare quello coattivo-penitenziario.
Relativamente alle sanzioni amministrative per il consumo di droghe illegali
- Oltre 30.000 segnalazioni l’anno dal 2020;
- Il 38% di queste finisce con una sanzione amministrativa (ritiro di patente, o passaporto, o porto d’armi o del permesso di soggiorno turistico, anche senza aver commesso comportamenti pericolosi);
- La repressione colpisce cannabis (75,4%), cocaina (18,1%) ed eroina (4,2%). Dal 1990 oltre un milione di persone sono state segnalate per possesso di derivati della cannabis;
- Aumentano del 33% le segnalazioni di minorenni per uso (il 97% per cannabis) ciò non significa che consumino di più, ma che sono oggetto di maggiore repressione.
Il consolidamento molto lento dei dati (anche rispetto agli anni scorsi, quelli del 2018 presentano uno scostamento del 33% in aumento) impone cautela nel definire tendenze. Si può però affermare che dal 2020 in poi il numero di persone segnalate rimane piuttosto stabile, aggirandosi da tre anni sopra le 30.000. Il 38% delle segnalazioni finisce con una sanzione amministrativa, le più comuni la sospensione della patente (o il divieto di conseguirla) e del passaporto. Questo anche in assenza di un qualsiasi comportamento pericoloso messo in atto dalla persona sanzionata. I minori segnalati aumentano del 33% che così entrano in un percorso sanzionatorio stigmatizzante e desocializzante. Ciò non significa che i minori consumino di più, significa più semplicemente che l’azione repressiva delle forze dell’ordine si è concentrata su di loro. Il 97,4% è segnalato per uso di cannabis. Risulta irrilevante la vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: solo 215 persone sono state sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; nel 2007 erano 3.008. Anche gli inviti a presentarsi al SERD sono in diminuzione (4.265). La repressione colpisce principalmente persone che usano cannabis (75,4%), seguono cocaina (18,1%) e eroina (4,2%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 oltre un milione di persone sono state segnalate per possesso di derivati della cannabis.
Nel volume si trovano inoltre l’analisi dei dati della relazione della Direzione Centrale sui Servizi Antidroga per il 2022 e una riflessione sul combinato disposto dell’applicazione delle leggi su droghe e migranti.
In appendice le leggi più importanti di riforma del Testo Unico sulle droghe promosse dal lavoro della Società Civile. Il Testo intero può esser scaricato gratuitamente qui librobiancodroghe-2023
- Il Libro Bianco è un rapporto indipendente sugli effetti del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) sul sistema penale, sui servizi, sulla salute delle persone che usano sostanze e sulla società. È promosso da La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA, Associazione Luca Coscioni, ARCI, LILA e Legacoopsociali con l’adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD e ITANPUD. Ogni anno viene presentato in occasione del 26 giugno, Giornata mondiale sulle Droghe, nell’ambito della campagna internazionale di mobilitazione Support! don’t Punish che chiede politiche sulle droghe rispettose dei diritti umani e delle evidenze scientifiche e che quest’anno coinvolgerà oltre 250 città in circa 100 paesi.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.