DJ Fabo, un anno fa la Corte di Milano assolveva Marco Cappato

La Corte di Milano aveva posto la questione di legittimità costituzionale cui la Consulta ha risposto con l’ordinanza 242/2019.

“Mentre il mondo evolve, in Italia si nascondono le riforme di libertà dietro la pandemia

“Fabo è stato libero di scegliere di morire con dignità”. Con queste parole del Pubblico ministero Tiziana Siciliano, accompagnate da un lungo applauso, si è chiuso esattamente un anno fa il processo che vedeva imputato il Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni Marco Cappato per l’assistenza al suicidio assistito offerto a Fabiano Antoniani.

Un’assoluzione con formula piena ispirata dalla precedente sentenza della Corte Costituzionale, che con la decisione assunta il 25 settembre 2019, ha dichiarato illegittimo l’articolo 580 del codice penale nella parte in cui non esclude la punibilità del suicidio assistito a determinate condizioni (di fatto in tutto simili alla condizione di Dj Fabo). La Corte d’Assise di Milano, prendendo atto della sentenza della Consulta, il 23 dicembre 2019 ha così assolto Marco Cappato.

La chiusura del processo, dunque, doveva coincidere con l’apertura del dibattito parlamentare che determinasse, attraverso l’approvazione della legge, regole e procedure. Ma in questi dodici mesi, a parte sporadiche audizioni, il tema, in Parlamento, non è mai entrato. Le ASL non sanno come procedere, i malati a rivolgersi alle associazioni come l’Associazione Luca Coscioni il proprio disperato bisogno di aiuto, con una media di circa tre richieste di informazioni al giorno.

“La politica non ha scuse nel continuare a ostacolare la strada a riforme di libertà. I capi partito si nascondono dietro la pandemia quando il Parlamento spagnolo, nelle stesse condizioni, ha fatto in tre mesi ciò che i colleghi italiani non sono riusciti a fare in 7 anni: avviare la discussione in Commissione parlamentare e concluderla in plenaria” dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

Poco prima della Spagna anche la sentenza della Corte costituzionale austriaca ha sancito – sulla stessa linea della Consulta italiana – il diritto all’aiuto al suicidio per pazienti in determinate condizioni di sofferenza. Alcuni Parlamentari di maggioranza, come l’onorevole Giorgio Trizzino, avevano addirittura garantito l’approvazione della legge alla Camera entro il 2020, lo ringraziamo per il suo impegno, sperando venga mantenuto costante sin dalle prime settimane del 2021″.

“Il vuoto normativo intorno a un tema che riguarda la sofferenza di migliaia di cittadini italiani, ma soprattutto l’atteggiamento di indifferenza della politica – prosegue Filomena Gallo, coordinatore del Collegio di difesa di Marco Cappato e Segretario dell’Associazione Luca Coscioni – viene aggravato da un’imbarazzante corto circuito istituzionale, dove da una parte la Consulta ha a tutti gli effetti legalizzato la tecnica del suicidio assistito in presenza di determinate condizioni.

Ma dall’altra mancano le procedure per finalizzarla. Stiamo sostenendo a livello legale l’azione di malati determinati nell’avviare la procedura, attraverso l’ASL che è però impossibilità nel procedere, in uno scenario in cui non vengono indicate le regole. Da parte nostra, come Associazione Luca Coscioni continueremo a percorrere la strada dei tribunali, al fianco di quei pazienti che si trovano opporre il rifiuto a persino a rispettare la sentenza della Corte costituzionale”.