Direttiva UE Anti-tratta: “No alla criminalizzazione della Gravidanza per Altri senza sfruttamento”

La Gravidanza per Altri è già prevista negli ordinamenti legislativi di alcuni Paesi

Nella giornata di oggi continueranno i negoziati nella cosiddetta fase del trilogo che coinvolge il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio su una proposta di direttiva europea che modifica e rafforza la direttiva 2011/36/EU sulla tratta di esseri umani (direttiva anti-tratta).

La proposta stabilisce una serie di misure volte a rafforzare la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e a proteggere le vittime nell’ambito del quadro giuridico in vigore nell’Unione europea, ampliando, rispetto alla direttiva del 2011, le forme di sfruttamento per far sì che gli ordinamenti nazionali tengano conto di un numero crescente di finalità della tratta tra cui, a seguito di un emendamento introdotto a ottobre scorso, un richiamo alla “gravidanza per altri con finalità di sfruttamento riproduttivo”.

Il Parlamento europeo ritiene quindi che la gravidanza per altri possa essere un reato “di tratta” nei soli casi in cui questa comporti uno sfruttamento delle persone coinvolte – come già previsto dalla direttiva del 2011.

“Ci appelliamo a tutti i gruppi”, hanno dichiarato le avvocate Filomena Gallo e Francesca Re, rispettivamente Segretaria nazione e membro di giunta dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, “affinché, nell’ambito dei negoziati, l’attuale definizione non venga modificata in modo da criminalizzare qualsiasi forma di Gravidanza per altri e non solo quella che comporti sfruttamento riproduttivo.

L’introduzione di tale definizione nella direttiva anti-tratta è superflua in quanto la direttiva europea già prevede la criminalizzazione di qualsiasi pratica di sfruttamento, abuso e violenza riproduttiva. Introdurre nella direttiva il divieto assoluto per ogni tipo di gravidanza per altri, anche nei casi in cui questa sia regolamentata e non comporti alcuno sfruttamento, sarebbe una grave violazione dei diritti umani da parte dell’Ue e un’intromissione indebita nelle legislazioni nazionali di paesi come la Grecia, il Portogallo o la Gran Bretagna che autorizzano, a precise condizioni, la gravidanza per altri. Per questo motivo”, ricordano le avvocate, “in quanto parte di una rete di associazioni abbiamo redatto un documento con cui chiediamo che i gruppi parlamentari europei non modifichino in alcun modo l’attuale formulazione: il divieto assoluto, come tutte le proibizioni, favorirebbe l’abuso e la clandestinità.

Riteniamo che in materia sia necessario un dibattito tanto laico quanto informato, e per questo invitiamo il legislatore europeo, a partire dalle delegazioni italiane, a non cedere su quanto alcuni gruppi di destra stanno cercando di ottenere. Criminalizzare la gravidanza per altri a livello europeo avallerebbe di fatto quello che il Governo Meloni sta cercando di introdurre, ovvero il reato universale di gravidanza per altri”.