La salute in carcere è un diritto. La diffida alle ASL di tutta Italia dell’Associazione Luca Coscioni

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Il 9 agosto sono state inviate 102 diffide della Direzioni generali delle Aziende Sanitarie Locali delle città dove si trovano i 189 istituti penali italiani

QUI il testo predisposto dagli avvocati Francesco Di Paola, Simona Giannetti, Silvia Sole Savino coordinato da Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e Marco Perduca, coordinatore dell’iniziativa per l’Associazione Luca Coscioni

In particolare il documento diffida le ASL ad “adempiere al proprio compito così come stabilito dalla Legge e, per l’effetto, di voler provvedere, senza indugio, alla effettuazione di idonei sopralluoghi presso le strutture penitenziarie di sua competenza, al fine  di apprezzare obiettivamente le circostanze relative alle effettive condizioni di igiene e delle esigenze di profilassi, impegnandosi altresì ad informare, come è nelle proprie facoltà istituzionali, i competenti Ministeri della Salute e della Giustizia, nonché a fornire tutti i servizi socio-sanitari ai detenuti e di attivarsi immediatamente qualora tali servizi non rispettassero gli standard imposti dal legislatore e oggetto di plurime contestazioni da parte degli organi giurisdizionali”.

È infatti onere della Azienda sanitaria accertare anche nel corso di visite ispettive agli istituti di pena le condizioni di igiene siano rispettate e, in caso contrario, intervenire per interrompere eventuali gravi mancanze.

L’Associazione Luca Coscioni reagisce a notizie di stampa, raccolte in particolare dal sito Ristretti Orizzonti con gli strumenti attivabili dalle organizzazioni della società civile. La diffida, tra le altre cose, ricorda come al 31 luglio 2024, 64 persone si sono tolte la vita negli istituti di pena con motivazioni le più varie ma che, stando ai resoconti delle cronache, risultano legate alle condizioni di vita in carcere dove oltre allo stress da sovraffollamento si aggiungono condizioni igienico-sanitarie fuori norma, con la presenza di pulci e cimici nelle celle, nidificazione di piccioni negli spazi aperti non puliti, pessima qualità del servizi igienici, spesso condivisi con zone cottura in celle sovraffollate, scarsa o inadeguata ventilazione dei locali, scarsità d’acqua e/o mancanza di acqua calda, mancanza di docce nelle celle, docce in comune con muffe e locali insalubri, zone destinate al passeggio non adatte a creare condizioni di riparo dagli agenti atmosferici (caldo estivo, freddo invernale) e che a questo già drammatico dato devono aggiungersi i sette rappresentanti della polizia penitenziaria che si sono suicidati per motivi legati al loro lavoro, appesantito e reso frustrante dalla cronica mancanza di personale.

Secondo i dati che sono pubblici sul sito del Ministero della Giustizia, al 31 luglio 2024 nei 189 istituti di pena erano presenti 61.133 detenuti, di cui 2.682 donne, 21 delle quali con 24 figli, oltre a 523 ristretti negli istituti penali per minorenni. e in particolare, 

  • nella Regione Abruzzo 1.602 uomini e 88 donne, per un sovraffollamento del 101%;
  • nella Regione Basilicata 460 uomini, per un sovraffollamento del 125%;
  • nella Regione Calabria 2.918 uomini e 67 donne, per un sovraffollamento del 110%;
  • nella Regione Campania 7.200 uomini e 331 donne, per un sovraffollamento del 120%;
  • nella Regione Emilia-Romagna 3.541 uomini e 172 donne, per un sovraffollamento del 124%;
  • nella Regione Friuli-Venezia Giulia 651 uomini e 27 donne, per un sovraffollamento del 140%;
  • nella Regione Lazio 6.409 uomini e 433 donne, per un sovraffollamento del 129%;
  • nella Regione Liguria 1.268 uomini e 66 donne, per un sovraffollamento del 120%;
  • nella Regione Lombardia 8.349 uomini e 464 donne, per un sovraffollamento del 143%;
  • nella Regione Marche 905 uomini e 21 donne, per un sovraffollamento del 110%;
  • nella Regione Molise 355 uomini, per un sovraffollamento del 129%;
  • nella Regione Piemonte 4.186 uomini e 160 donne, per un sovraffollamento del 109%;
  • nella Regione Puglia 4.037 uomini e 220 donne, per un sovraffollamento del 144%;
  • nella Regione Sardegna 2.128 uomini e 50 donne, per un sovraffollamento dell’83%;
  • nella Regione Sicilia 6.497 uomini e 252 donne, per un sovraffollamento del 104%;
  • nella Regione Toscana 3.059 uomini e 85 donne, per un sovraffollamento del 99%;
  • nella Regione Trentino-Alto Adige 426 uomini e 46 donne, per un sovraffollamento del 91%;
  • nella Regione Umbria 1.531 uomini e 69 donne, per un sovraffollamento del 119%;
  • nella Regione Valle d’Aosta 146 uomini, per un sovraffollamento dell’80%;
  • nella Regione Veneto 2.513 uomini e 131 donne, per un sovraffollamento del 135%.