Difesa Cappato: la Corte dichiari incostituzionale il reato tassativo di aiuto al suicidio

Cappato, Welby, Gallo e Imbrogno in Corte costituzionale

Questa mattina la discussione in Corte costituzionale sull’illegittimità costituzionale del reato di auto al suicidio.

Dopo 11 mesi in cui il Parlamento non si è espresso, questa mattina Marco Cappato, insieme a Mina Welby, Valeria Imbrogno e l’Associazione Luca Coscioni, si è recato nuovamente in Corte costituzionale dopo l’ordinanza di ottobre 2018.

La Corte riconosca che “la dignità del morire non è meno importante della dignità di vivere” e “non dimentichi chi entrerà in una notte senza fine, una notte in cui nessuno dovrebbe essere lasciato solo“. Questo è un passaggio dell’intervento dell’avvocato Vittorio Manes, difensore di Marco Cappato, all’udienza pubblica davanti alla Consulta. “Il Parlamento ha deciso di non decidere e coerenza impone alla Corte di non fare un passo indietro“, ha aggiunto l’avvocato riferendosi all’ordinanza con cui, un anno fa, la Consulta sospese la sua decisione per dare il tempo al Parlamento di legiferare sul fine vita.

E’ giunto il momento di una dichiarazione di incostituzionalità” del reato di aiuto al suicidio, per le “tante persone che, oggi come allora, si trovano in condizioni come quelle di Fabiano e che si recano all’estero per congedarsi dalla vita“. L’avvocato Filomena Gallo, coordinatrice del collegio legale di difesa, continua: “Il legislatore non ha fatto la sua parte“, e quindi l’accoglimento della questione di legittimità costituzionale sull’articolo 580 che punisce l’aiuto al suicidio diventa “l’unica soluzione coerente con il rinvio” deciso un anno fa. “Tutte le iniziative legislative – ha aggiunto – si trovano in uno stato preliminare, nessuna è oltre l’avvio dell’iter in commissione, il che è un’accettazione del fatto che debba essere la Corte a intervenire“.

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