Suicidio assistito, Cappato sul parere del CNB: “Fare pressione sulla Consulta per ottenere la condanna nostra (e dei malati alla tortura)”

Dichiarazione di Marco Cappato

Il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) ha deciso di rendere pubblico il parere sul cosiddetto “suicidio assistito” proprio nei giorni in cui la Corte costituzionale è riunita per deliberare sul tema del “trattamento di sostegno vitale”, pur risalendo al 3 novembre scorso la richiesta di parere da parte del Comitato Etico Territoriale della Regione Umbria.

La tempistica scelta dal CNB, che ha lasciato il parere in sospeso per 8 mesi in attesa dell’udienza della Corte, va palesemente contro il proprio mandato, che è quello di consulenza alle istituzioni politiche, e non certo quello di interferire in un giudizio costituzionale in corso. Non per niente il CNB mette le mani avanti, specificando che “Il ruolo del CNB non è quello di intervenire nella disamina di casi singoli […]: per questo motivo, ogni risposta, e la presente non fa eccezione, deve essere intesa come di carattere generale”.

L’intento è evidente, ed è di natura pienamente politica. Tutto torna, perché lo stesso Governo, che ha nominato il CNB, si è costituito in giudizio in Corte costituzionale per difendere una interpretazione restrittiva del criterio della “dipendenza da trattamenti di sostegno vitali” per accedere al “suicidio assistito”.

Il CNB ha voluto dare manforte al Governo, fornendo prontamente l’interpretazione restrittiva richiesta: “la sospensione di un Trattamento di Sostegno Vitale provoca conseguenze fatali immediate o comunque rapide, in relazione al tipo di trattamento e alle condizioni cliniche del paziente”. Una simile interpretazione potrebbe portare alla condanna da 5 a 12 anni di carcere di Chiara Lalli, Felicetta Maltese e me per l’aiuto dato a Massimiliano, oltre agli altri 9 disobbedienti civili per l’aiuto che abbiamo fornito a Paola, Sibilla Barbieri, Margherita Botto, Elena e Romano.

Ma quel che è più grave è che le persone affette da determinate categorie di patologie, come il cancro o le malattie neurodegenerative, sarebbero discriminate ed escluse dalla possibilità di accedere all’aiuto medico alla morte volontaria, trovandosi così condannate a subire condizioni di vera e propria tortura.

Non possiamo che concordare con il parere di minoranza e con le sue conclusioni:

“riteniamo che la risposta migliore al quesito del CET umbro sia quella già indicata dal CNB stesso, che nel Parere del 2019 sul suicidio medicalmente assistito a maggioranza osservava che ‘la presenza di un trattamento di sostegno vitale è considerata una condizione aggiuntiva solo eventuale; ritenerla necessaria, infatti, creerebbe una discriminazione irragionevole e incostituzionale (ai sensi dell’art. 3 della Costituzione) fra quanti sono mantenuti in vita artificialmente e quanti, pur affetti da patologia anche gravissima e con forti sofferenze, non lo sono o non lo sono ancora.

Si imporrebbe, inoltre, a questi ultimi di accettare un trattamento anche molto invasivo, come nutrizione e idratazione artificiali o ventilazione meccanica, al solo scopo di poter richiedere l’assistenza al suicidio, prospettando in questo modo un trattamento sanitario obbligatorio senza alcun motivo ragionevole’ (CNB, ‘Riflessioni bioetiche sul suicidio assistito’, 18 luglio 2019, p. 23)”

È importante sottolineare che “pur non avendo diritto al voto, hanno aderito alla risposta di minoranza: per il Presidente dell’ISS, il delegato dottor Mauro Biffoni, per il Presidente del CNR, il delegato dottor Giovanni Maga; per il Presidente della FNOVI, la delegata dottoresssa Carla Bernasconi, per il Presidente della FNOMCeO, il delegato dottor Guido Giustetto”. I firmatari del parere di minoranza sono Luisella Battaglia, Cinzia Caporale, Lorenzo d’Avack, Silvio Garattini, Maurizio Mori, Luca Savarino e Grazia Zuffa.