Cosa sono (nella realtà) nutrizione e idratazione artificiali

corsia ospedaliera

Data la strumentalizzazione in Senato nella discussione sul Biotestamento, per aiutare giornalisti e legislatori, a seguire proponiamo le definizioni di nutrizione e idratazione artificiali date dalle principali società scientifiche italiane.

«La nutrizione artificiale (NA) è un trattamento medico. Da considerarsi a tutti gli effetti un trattamento medico fornito a scopo terapeutico o preventivo. La NA non è una misura ordinaria di assistenza (come lavare o imboccare un malato non autosufficiente), si configura come un trattamento medico sostitutivo (come ad esempio la ventilazione meccanica e la emodialisi)».

«La miscela nutrizionale è da ritenere un preparato farmaceutico che deve essere richiesto con una ricetta medica e deve essere considerato una preparazione galenica magistrale, non essendo un prodotto preconfezionato in commercio. Si tratta comunque di un trattamento medico a tutti gli effetti tanto che prevede il consenso informato del malato o del suo delegato, secondo le norme del codice deontologico».

Precisazioni in merito alle implicazioni bioetiche della nutrizione artificiale, Società Italiana di Nutrizione Parenterale ed Enterale (SINPE), gennaio 2007

Nutrizione Artificiale

Estratti dalle audizioni degli esperti alla Camera e al Senato

Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI): “Non è possibile, come è stato fatto, paragonare sedazione palliativa profonda e sospensione delle terapie al trattamento eutanasico”. (maggio 2017)

Maurizio Scassola, vicepresidente nazionale Ordine dei Medici: “La nutrizione e idratazione sono trattamenti di esclusiva competenza medica e devono essere preceduti dal consenso informato”. (aprile 2016)

Venerando Cardillo, responsabile UOCP / cure palliative terapia antalgica, ASL Novara: “Nel caso dei pazienti da me assistiti ed in fase di terminalità, se alimentazione e idratazione fossero imposte in modo indiscriminato, porterebbero ad un’agonia sempre più lunga e renderebbero ancora più necessaria l’esigenza di avere una direttiva anticipata sulla volontà del paziente”. (aprile 2016)

Amedeo Santosuosso, presidente del Centro di ricerca diritto, scienza e nuove tecnologie all’Università di Pavia: “La Corte costituzionale ci dice che le decisioni sui trattamenti sono frutto della libera scelta del paziente. Se scelta deve essere, significa anche possibilità di rifiutare i trattamenti. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo riconduce all’art. 8, al  rispetto della vita privata, le decisioni che riguardano il fine vita della persona, lasciando quindi liberi i pazienti di scegliere sui trattamenti a cui sono sottoposti. La differenza tra trattamento assistenziale e sanitario non ha tanto senso: non capisco perché posso rifiutare un trattamento chirurgico e non chi viene a radermi. Sarà poco carino, ma nella mia libertà di scelta rientrano sia i trattamenti sanitari che quelli assistenziali”. (aprile 2016)

Lorenzo D’Avack, presidente vicario del Comitato nazionale di bioetica (CNB): “Il CNB si è diviso su idratazione e nutrizione da intendersi come trattamenti sanitari, alla fine c’è stato un parere positivo. Dal punto di vista giuridico siamo nel campo dei trattamenti invasivi della persona che non li richiede. Con l’habeas corpus questa polemica cessa di essere. Se si intendessero come obbligatori nutrizione e idratazione artificiali, il giorno dopo ci ritroveremo in Corte Costituzionale”. (marzo 2016)

Giancarlo Sandri, consigliere della Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo (Sinuc): “Non possiamo non identificare nell’idratazione e nutrizione artificiale un trattamento terapeutico. A volte questi possono peggiorare la qualità della vita del paziente. Questo trattamento va iniziato e finito come qualsiasi altro, quando ce n’è bisogno. Se questo viene accettato come principio cardine, derivano tutti gli altri: ossia è possibile rifiutarlo. Non è uguale imboccare un anziano e nutrirlo per via endovenosa: il secondo caso è artificiale e può portare complicanze, può essere addirittura futile o dannoso”. (marzo 2016)

Mauro Rossini, rappresentante dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione medica (Adi): “Si cura di più, si cura meglio, ma anche la popolazione invecchia sempre di più. L’invasività a volte offende le condizione del paziente e il paziente stesso. La volontà suprema penso debba spettare al paziente o a chi gli sta più vicino”. (marzo 2016)

Piergiorgio Donatelli, professore ordinario di Filosofia Morale a La Sapienza – Università di Roma: “C’è un cambiamento nella professione medica: la buona pratica medica oggi deve incorporare un punto di vista ulteriore, non medico, che è quello del paziente su sé stesso, è quello umano. Una volta entrati in ospedale dobbiamo comunque essere considerati cittadini. Penso che il nostro Paese debba dotarsi di Direttive anticipate vincolanti. Devono riguardare tutto, anche idratazione e nutrizione”. (marzo 2016)