Ciao Afra

Sara e Marco, nostri amici e compagni da sempre, hanno perso la loro Afra. La mamma ha messo a rischio la propria salute e vita per metterla alla luce. La piccola si è battuta con tutta la forza, che le mancava, ma che il loro amore le ha trasmesso per lunghe settimane. Alla fine, non ce l’ha fatta. L’Associazione Luca Coscioni si stringe a loro con tutto l’amore e l’affetto che i tanti messaggi ricevuti in queste ore testimoniano.

Sara e Marco ringraziano quanti hanno condiviso questo momento e invitano chi ha saputo anche tardi della notizia e vuole partecipare al dolore “a sostener l’associazione per i motivi solidi puntualmente riassunti da Marco Cappato nella sua newsletter”.

Di seguito pubblichiamo un pensiero di Marco Cappato, comparso nella sua newsletter

Afra, che non c’è più

Martedì scorso, una mia amica e amico del cuore, Sara e Marco, hanno perso la loro bimba, Afra.

La mamma ha messo a rischio la propria salute e vita per metterla alla luce. La piccola si è battuta con tutta la forza, che le mancava, ma che il loro amore le ha trasmesso per lunghe settimane. Alla fine, non ce l’ha fatta.

Oggi va di moda dire che “i desideri non devono diventare diritti”, dunque neanche il desiderio di concepire nuova vita.

Nessuno è davvero tanto imbecille da pensare che un desiderio sia un diritto. Dobbiamo però batterci perché un desiderio, un’aspirazione di vita e di amore che non  fa male a nessuno non debba diventare un crimine, o una corsa a ostacoli fatta di divieti e burocrazia, come è oggi la procreazione medicalmente assistita in Italia.

Lo Stato e le Regioni pongono ogni possibile ostacolo, in particolare alla fecondazione eterologa. La Gestazione per altri è punita fino a due anni di carcere. Non contenti, vogliono far diventare quello che chiamano “utero in affitto” un reato internazionale, e con l’occasione colpire anche l’importazione di gameti, dunque proprio la fecondazione eterologa.

Siccome “i desideri non sono diritti”, fanno marciare a passo di carica i loro Parlamentari per calpestarli senza pietà, senza nemmeno prendere in considerazione la legalizzazione della maternità per altri solidale.

I drammi delle persone colpite restano invisibili: le donne malate che non possono affrontare una gravidanza; le coppie dello stesso sesso alle quali non è riconosciuta la possibilità di essere buoni genitori; le altre coppie che “semplicemente” non hanno avuto fortuna.

Non so cosa faranno Sara e Marco. Le ho scritto: “Sara, non riesco nemmeno a immaginare la fatica immensa di questi tuoi mesi e il dolore assoluto che vi ha investiti oggi. Non c’è un senso né un conforto possibile. Se avete avuto la forza di resistere fino a qui è perché dentro di voi vive coraggio e amore fuori dall’ordinario. Sentirlo, esserne consapevoli, non vi è possibile oggi e non lo sarà temo per molto tempo. Forse non vorrete più esserlo. Troppo grande è il baratro che si è aperto. Però quell’amore e quel coraggio siete voi stessi, lo resterete anche quando la disperazione prende e prenderà il sopravvento, e magari sentirete di non volere nemmeno chiedere aiuto. Spero allora di saperci essere. Oggi piango con voi, vi abbraccio e vi tengo la mano.”

Non so cosa faranno. So che noi tutti abbiamo da fare per impedire che in Italia le cose vadano di male in peggio,  e che gli ideologi dell’astratta “Natalità della Nazione” siano tenuti più lontani possibile dalle vite in carne ed ossa, quelle che hanno bisogno si tenda loro una mano invece di una serie di trappole.

Addio a Afra, che non c’è più.

Marco Cappato