“Caso Sisinni”: dopo cinque anni viene convocato come teste, ma intanto è morto.

Di Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani e Consigliere Associazione Coscioni

Pensavo che quello che abbiamo definito “Caso Sisinni” fosse ormai una vicenda chiusa. Pensavo che l’esposto che presentammo il 14 giugno del 2004 alla Procura della Repubblica di Lagonegro fosse stato archiviato. E invece no. Mi sbagliavo. Qualche giorno fa, il postino mi ha recapitato una busta verde, quella che preannuncia la notifica degli atti giudiziari. Apro la busta e la lettura mi catapulta di colpo al marzo-giugno del 2004 e alla vicenda di Egidio Sisinni, ammalato di Sla, che ci ha lasciato nell’ottobre del 2006.

Leggo e non credo ai miei occhi. Dopo 5 anni sono stato convocato per essere ascoltato come teste in un processo scaturito dall’esposto che presentai il 14 giugno del 2004. Guardo l’elenco e mi accorgo che tra coloro che sono stati chiamati a deporre c’è anche Egidio. Per un attimo mi viene voglia di chiamarlo e dirgli adesso puoi raccontare quello che ti è successo, ma è solo un attimo. Egidio non c’è più; è morto il 16 ottobre del 2006, pochi mesi dopo aver ricevuto il My Toby(lo strumento che consente a chi ha perso l’uso della parola di comunicare attraverso gli occhi).

E dire che Egidio aveva davvero voglia di raccontarla la sua storia e le vessazioni che riteneva di aver subito dall’Asl n°3 di Lagonegro. Torno a quel marzo del 2004 e inizio a ricordare il primo colloquio con Egidio, svoltosi grazie all’ausilio di un cartello dove le figlie avevano riportato l’alfabeto. Ricordo una persona che non voleva che i suoi sacrosanti diritti venissero spacciati per concessioni o favori. Egidio lamentava un ritardo di mesi nella visita fisiatrica(e non solo) dalla quale dipendeva la prescrizione di una serie di ausili sanitari che avrebbero potuto migliorare la qualità della sua vita. Torno indietro con la memoria e siamo in piazza Picardi a Lagonegro. E’ il 17 giugno 2004 e siamo in piena campagna referendaria sulla legge 40. Siamo quattro gatti che hanno deciso di manifestare per rivendicare il rispetto dei diritti del cittadino Sisinni. Siamo pochi, ma a sentirci sono in tanti. Il tavolo allestito dai Radicali diventa per qualche ora il punto di riferimento di tutti coloro che vengono a raccontarci presunti casi di malasanità.

Trascorrono pochi mesi e apprendo di essere stato querelato per diffamazione dal dr. De Fino, dirigente dell’Asl n°3 di Lagonegro. Faccio fatica a crederci. Avevo chiesto che venissero accertate eventuali responsabilità penali a carico dei vertici della Asl n°3 e, invece, sul banco degli imputati ci sono finito io. Pochi mesi ancora e nel settembre del 2005 sono seduto davanti al Gup, il dr. Starita, accanto a me l’avvocato Antonio Pisani. Il Gup dispone l’archiviazione per “infondatezza della notizia criminis”.

La querela come strumento per tappare la bocca! Perché è questo che sta accadendo nel nostro paese, come ha ottimamente certificato Freedom House nel suo ultimo rapporto sulla libertà di stampa in Italia. Arrivo al 16 ottobre 2006 e ricordo i manifesti a lutto che annunciano la morte di Egidio e su di essi l’invito a devolvere un contributo all’Associazione Coscioni. Guardo di nuovo la lettera, sorrido amaro: dopo 5 anni vengo convocato come teste e con me viene convocato chi cinque anni fa avrebbe voluto gridare il suo sdegno. Il 23 settembre 2009, giorno fissato per l’udienza, Egidio Sisinni in aula non ci sarà. Spero di poter dare ancora una volta voce ad un amico, che in molti avrebbero voluto solo in silenziosa attesa della morte e che, invece, ha testardamente insistito affinché i suoi diritti, che sono i miei, che sono i nostri, venissero rispettati. Troppo spesso, in certe zone del nostro sud, ciò che è diritto viene spacciato per favore, anche quando in ballo c’è la salute. Approfondimenti LINK Tgr Basilicata, 27 luglio 2006